
Secondo diversi studi precedenti e tradizioni antiche, c’è un forte collegamento tra ciò che mangiamo e il nostro cervello. Ci basti ricordare che alcune malattie cerebrali derivano proprio dall’assenza di alcuni nutrienti importanti per il funzionamento del nostro organismo. Studi recenti invece analizzano soprattutto come il cibo può influenzare i nostri pensieri, stati d’animo e comportamenti.
Anche se non è possibile ancora prevenire e curare le malattie cerebrali con la dieta, i ricercatori stanno imparando molto su come ciò che assumiamo gioca un ruolo fondamentale nei processi cerebrali della nostra quotidianità che ci rendono ciò che siamo. Ovviamente non ci sorprende il fatto che un delicato equilibrio di nutrienti sia la chiave per la salute del cervello: carenze o eccessi di vitamine, zuccheri, grassi e aminoacidi possono influenzare il cervello e il comportamento in modi negativi o positivi.
Dieta, ciò potrebbe influenzare il nostro umore e il nostro comportamento
Come con la vitamina C anche la carenza di altre vitamine e minerali possono portare a malattie nutrizionali che a loro volta portano a malattie del cervello negli esseri umani. Ad esempio la carenza di niacina, che si trova principalmente nella carne e nel pesce può portare ad alcune forme di depressione. La niacina è essenziale per trasformare il cibo in energia e mattoni, proteggere il modello genetico dai danni ambientali e controllare la quantità di determinati prodotti genetici prodotta. In assenza di questi processi critici, le cellule cerebrali, note anche come neuroni, non funzionano correttamente e muoiono prematuramente, portando alla demenza.
Al contrario invece gli alti livelli di niacina attenua l’effetto di alcune malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Studi osservazionali sull’uomo hanno suggerito che livelli sufficienti di niacina possono effettivamente proteggere da queste malattie, ma i risultati sono ancora inconcludenti. Un’altro esempio è lo iodio, che come la niacina deve essere aggiunto tramite la dieta. Lo iodio è fondamentale per per gli ormoni tiroidei, molecole di segnalazione che sono importanti per molti aspetti della biologia umana, inclusi lo sviluppo, il metabolismo, l’appetito e il sonno. Bassi livelli di iodio impediscono la produzione di quantità adeguate di ormoni tiroidei, compromettendo questi processi fisiologici essenziali.
È inoltre maggiormente importante per un cervello in via di sviluppo. Prima che il sale arrivasse sulle nostre tavole, la carenza di iodio portava a una disabilità cognitiva in tutto il mondo. Si suggerisce che la presenza di sale iodato ha portato ad un aumento di alcuni ponteggi del QI. Ovviamente non tutte le carenze sono dannose per il cervello. Ad esempio se parliamo di persone che soffrono di epilessia, ma sono resistenti ai farmaci, possono ridurre gli effetti della malattia riducendo l’assunzione di carboidrati, nota come dieta chetogenica. I carboidrati sono la fonte d’energia preferita dal nostro corpo, ma quando quest’ultimi mancano o non sono sufficienti, il corpo scompone i grassi in composti, chiamati chetoni.
Ci vuole un po’ d’equilibrio per una buona salute del nostro cervello
Utilizzando i chetoni portano ad alcuni cambiamenti nel metabolismo e nella fisiologia, compresi i livelli di ormoni circolanti nel corpo, la quantità di neurotrasmettitori prodotti dal cervello e i tipi di batteri che vivono nell’intestino. Questi cambiamenti quindi possono ridurre il numero e la frequenza delle convulsioni. Inoltre questi cambiamenti possono spiegare i benefici dello stato chetogenico ha sul nostro umore e sulla nostra funzione cognitiva. Un elevato consumo di zuccheri e grassi saturi, promuove il consumo, desensibilizzando il cervello ai segnali ormonali per regolare il senso di sazietà. È interessante notare che una dieta ricca di questi nutrienti può desensibilizzare il gusto, rendendo tutto meno dolce in seguito.
Questa desensibilizzazione fa preoccupare gli esperti perché si pensa possa portare ad aumentare la voglia di assumere ancora più questi alimenti, portando ad uno stato di dipendenza. Le diete ricche di grassi e di alimenti trasformati sono anche associate a funzioni cognitive e memoria inferiori negli esseri umani e nei modelli animali, nonché a una maggiore incidenza di malattie neurodegenerative. Tuttavia, i ricercatori non sanno ancora se questi effetti dovuti a questi alimenti o all’insullino-resistenza che si concludono con il consumo a lungo termine di queste diete. Quindi è stato possibile affermare che ciò che mangiamo può influenzare il funzionamento del nostro cervello, basta semplicemente un po’ d’equilibrio.
Foto di Gino Crescoli da Pixabay