
Si pensava che i celacanti fossero estinti sin dal Cretaceo, fino a quando un esemplare venne pescato nel 1938 in Sudafrica, nell’Oceano Indiano all’altezza della foce del fiume Chalumna. In seguito furono trovati altri esemplari tanto da essere denominati “fossili viventi“. Una nuova ricerca presenta prove che dimostrano che almeno una specie di celacanto, conosciuta come Latimeria chalumnae, non è il fossile vivente che si presume sia.
Una sorprendente scoperta ben lontana dall’idea che la specie sia appena cambiata da quando i suoi antenati sono emersi oltre 300 milioni di anni fa. Inoltre, la scoperta è un’ulteriore prova che il concetto di fossile vivente è obsoleto e improprio. Non si sa molto sui celacanti, ma non sono particolarmente aggressivi e in realtà sono socievoli.
Celacanto, una specie antica ritenuta un “fossile vivente”
Vive nell’Oceano Indiano e nelle acque al largo della costa dell’Africa sud-orientale e, sebbene non sia estinto, il pesce è sfuggente e in pericolo di estinzione. Il team ha fatto la scoperta mentre faceva ricerche sulle proteine che legano il DNA, concentrandosi su una proteina chiamata CGG Binding Protein 1. Altri ricercatori hanno studiato la funzione di questa proteina negli esseri umani, ma il suo ruolo nella storia evolutiva è scarsamente compreso, così come la sua apparente somiglianza con una specifica famiglia di trasposoni.
Sequenze di DNA in grado di cambiare posizione all’interno di un genoma. Ciò ha portato il team a studiare le proteine leganti in altre specie, in un viaggio che alla fine li ha portati ai pesci idiosincratici. Hanno iniziato a esaminare la provenienza di questa grande famiglia di geni. I 62 geni sono trasposoni perché saltano attorno al genoma, ma possono anche fare copie di se stessi. Sono considerati geni parassiti, con l’unico obiettivo di auto-replicazione, ma alcuni trasposoni possono influenzare la funzione.
Quindi, con 62 di questi geni trovati nei celacanti, questi geni saltellanti stanno probabilmente giocando un ruolo importante. In effetti, il nuovo documento evidenzia la drammatica influenza che i trasposoni possono avere sul genoma generale di una specie e sulla sua evoluzione in corso. La specie ospite a volte è in grado di sfruttare la situazione, in cui i trasposoni immobili vengono mantenuti a causa delle loro qualità benefiche. Considerato come un altro meccanismo di evoluzione, una forma alternativa di mutazione e selezione. Questo sembra essere il caso qui, con il lotto senza precedenti di 62 trasposoni del celacanto, che sono geni autentici derivati da trasposoni immobili.
Concetto obsoleto ed equivoco
I ricercatori non sono del tutto sicuri di cosa stiano facendo questi 62 trasposoni, ma probabilmente stanno giocando un ruolo nella regolazione genica. Alcuni ma non tutti i trasposoni vengono acquisiti attraverso interazioni con altre specie, comprese specie lontanamente imparentate, in un processo noto come trasferimento genico orizzontale. Gli autori non sono in grado di individuare l’origine esatta dei trasposoni documentati in L. chalumnae.
Questi geni sono apparsi in vari punti negli ultimi 22,3 milioni di anni, una cifra raggiunta attraverso un’analisi comparativa del pesce africano con Latimeria menadoensis, la sua controparte indonesiana, come queste due specie di celacanto divergevano in quel momento. Il che ci porta al concetto di fossili viventi, specie i cui genomi sono cambiati a malapena per lunghi periodi di tempo.
Il concetto di ‘fossile vivente’ sta diventando sempre più un equivoco, e si pensa che molti scienziati esiterebbero ad assegnarlo a qualsiasi specie. Gli animali possono somigliare superficialmente ai loro lontani antenati, ma sono le parti sotto il cofano che raccontano l’intera storia.