Un ampio studio aggiunge prove che le persone con sangue di tipo O o Rh negativo possono avere un rischio leggermente inferiore dal Covid-19. Tra 225.556 pazienti testati, il rischio di una diagnosi era inferiore del 12% e il rischio di Covid-19 grave o morte era inferiore del 13% nelle persone con gruppo sanguigno O rispetto a quelle con A, AB o B.
Anche le persone di qualsiasi gruppo sanguigno che erano Rh-negative erano in qualche modo protette, specialmente se avevano sangue O-negativo. Le persone in questi gruppi sanguigni potrebbero aver sviluppato anticorpi in grado di riconoscere alcuni aspetti del Covid-19. Non è ancora chiaro se o come queste informazioni possano influenzare la prevenzione.
Covid-19, il gruppo sanguigno associato ad un rischio minore della malattia
Tra i casi positivi, il numero di soggetti con gruppo sanguigno 0 era significativamente più esiguo, spiega l’esperto. In un’analisi del genere è fondamentale selezionare il gruppo di controllo adeguato perché la prevalenza del gruppo sanguigno può variare notevolmente a seconda delle etnie e dei paesi considerati.
Il team di ricerca ha preso in considerazione i pazienti Covid-19 ricoverati in ospedale e ha scoperto che coloro che avevano il gruppo sanguigno A e AB tendevano ad avere più bisogno di ventilazione meccanica. In queste indagini hanno considerato le complicazioni a polmoni e reni, ma nei prossimi studi si concentreranno sulla relazione tra il gruppo sanguigno e gli effetti della malattia su altri organi vitali.
La vitamina D può essere la soluzione?
Bassi livelli di vitamina D sono stati collegati a un rischio più elevato di Covid-19 grave, ma alti livelli di vitamina D non risolvono il problema. L’aumento dei livelli di vitamina D non ha ridotto la loro degenza ospedaliera o le loro probabilità di essere trasferiti in terapia intensiva. Solo il 6,7% dei pazienti nel gruppo vitamina D aveva livelli carenti, rispetto al 51,5% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo, ma non c’erano differenze nei risultati.
Gli autori affermano che il loro è il primo studio randomizzato del suo genere a dimostrare che l’integrazione di vitamina D è inefficace per migliorare la durata della degenza ospedaliera o qualsiasi altro esito clinico tra i pazienti ospedalizzati con Covid-19 grave.
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