
Prova a richiamare alla mente il rumore della pioggia, la voce di una persona cara, il ritornello di una canzone. Ora immagina di non riuscirci. Chi vive con anauralia – una condizione neurologica ancora poco conosciuta – non è in grado di generare suoni nella propria mente. Nessuna voce interiore, nessun suono immaginato. Un mondo interiore silenzioso, ma non per questo vuoto.
Che cos’è l’anauralia? Un mondo interiore silenzioso
Scoperta nel 2021 in Nuova Zelanda, l’anauralia colpisce circa l’1% della popolazione ed è spesso associata all’afantasia, l’incapacità di visualizzare immagini mentali. In chi ne è affetto, le regioni cerebrali responsabili dell’immaginazione uditiva – come la corteccia frontale e l’ippocampo – sembrano funzionare in modo differente, rendendo impossibile evocare mentalmente anche i suoni più familiari.
Nessuna voce nella testa: limite o potenziale?
L’assenza di paesaggi sonori mentali può sembrare un limite, soprattutto in attività come la composizione musicale, la scrittura creativa o l’apprendimento di una lingua. Eppure, molte persone con anauralia riescono a eccellere nei loro campi, utilizzando strategie cognitive alternative: si affidano maggiormente a logiche visive, segnali corporei o schemi strutturati.
Inoltre, la mancanza di rumore interno può portare a una maggiore concentrazione e meno distrazioni, favorendo uno stile cognitivo più presente, focalizzato e pratico.
Una conferenza per esplorare la “mente silenziosa”
Nel aprile 2025, l’Università di Auckland (Waipapa Taumata Rau) ospiterà “Mind’s Ear and Inner Voice”, una conferenza interdisciplinare che riunirà scienziati, filosofi, scrittori e artisti per esplorare il ruolo dell’immaginazione uditiva nella nostra vita mentale e creativa.
Secondo il professor Tony Lambert, tra gli organizzatori dell’evento, la condizione apre nuove prospettive sul funzionamento del cervello umano: mentre neuroscienziati cercano di comprendere i meccanismi che producono suoni mentali, artisti e scrittori riflettono sul loro valore nella creazione.
Quando i personaggi parlano davvero
Autori come Charles Dickens o Alice Walker hanno descritto le voci dei loro personaggi come reali, vive nelle loro menti durante la scrittura. Ma per chi vive con anauralia, tutto questo è letteralmente inimmaginabile. La narrazione e la creatività, in questi casi, devono trovare altri canali espressivi, spesso più visuali o logici.
Una nuova mappa per la mente umana
L’anauralia, pur rara, ci costringe a ripensare cosa significhi immaginare. E a chiederci se le differenze nella percezione interiore possano anche essere risorse inesplorate, non solo limiti. I primi studi di neuroimaging lo suggeriscono: la mente silenziosa non è meno intensa, solo diversa.
E in un mondo dove il rumore mentale è spesso eccessivo, forse può insegnarci qualcosa di importante: come ascoltare, davvero, il silenzio.