
Una serie di vulcani sconosciuti è stata recentemente scoperta nei pressi delle Isole Cook, nel cuore dell’Oceano Pacifico. Questi vulcani sottomarini, alcuni dei quali potrebbero essere ancora attivi, sono stati mappati per la prima volta da un team di ricercatori.
La scoperta
I vulcani si trovano a circa 4.700 chilometri a sud delle Hawaii, vicino a un arcipelago che comprende 15 isole nell’Oceano Pacifico meridionale. Le Isole Cook, situate tra la Polinesia francese e le Samoa americane, sono emerse milioni di anni fa grazie all’attività vulcanica. Come nel caso delle isole Hawaii, la formazione di queste isole è legata al movimento della placca del Pacifico sopra una fonte di magma nel mantello terrestre.
Nel corso del tempo, le eruzioni vulcaniche hanno dato vita a una serie di vulcani sottomarini. Se le eruzioni dovessero continuare, alcuni di questi vulcani potrebbero emergere dal mare, formando isole vulcaniche.
Un’area vulcanicamente attiva
Il team di ricercatori, che ha lavorato sotto la direzione della Seabed Minerals Authority (SBMA), ha mappato questa nuova catena vulcanica. La scoperta è stata in parte anticipata l’anno scorso, quando le rocce di un vulcano sommerso chiamato Tama, situato a 60 km a sud-est di Rarotonga, sono state identificate come le più giovani mai trovate nelle Isole Cook, risalenti a circa 670.000 anni fa.
La ricerca ha inoltre suggerito che, proseguendo verso sud-est da Rarotonga, potrebbero esserci altri vulcani sottomarini, forse ancora più giovani di quelli già conosciuti.
La spedizione ARTEX 2025
Per esplorare ulteriormente questa zona, è stata lanciata la spedizione ARTEX 2025, con l’obiettivo di mappare il fondale oceanico intorno a Rarotonga. I ricercatori hanno scoperto una serie di caratteristiche geologiche, tra cui un vulcano alto 1 chilometro chiamato “Pepe”, situato sul fondale marino.
Possibili impatti sull’ecosistema marino
Se questi vulcani sono ancora attivi, il calore che generano potrebbe aver creato un habitat marino unico, favorendo la vita sottomarina nelle vicinanze. “Queste strutture potrebbero ospitare ambienti marini straordinari,” hanno affermato i ricercatori, suggerendo un ecosistema in evoluzione e ricco di biodiversità.