A causa del design degli interni della cabina dell’Airbus A350, i piloti hanno versato il caffè sul cruscotto abbastanza spesso – due volte negli ultimi otto mesi. Tanto che questo è diventato un vero problema e da portare l’azienda ad esaminare il pannello di controllo per risolverlo.
Versare il caffè sul pannello di controllo dell’abitacolo di un Airbus A350 non è un problema per via dello sporco che si crea, ma perché provoca un guasto al motore. Finora è stato danneggiato solo un motore per aereo ma, come mostra il rapporto di Airbus, la compagnia aerea sta già adottando misure per mitigare il problema.
Una serie di incidenti… alla caffeina!
Il primo incidente si è verificato su un volo operato da Asian Airlines. La stessa compagnia si affrettò ad assicurare che ad essere versato fu il tè e non il caffè. Tuttavia, uno dei motori Rolls-Royce Trent XWB si è fermato bruscamente poco dopo l’incidente. L’aereo è stato costretto ad atterrare prima della sua destinazione in un altro aeroporto.
Un altro incidente si è verificato su un volo Delta Airlines tra Seoul, Corea del Sud e Detroit, Stati Uniti, a gennaio. Il caffè è stato versato sul cruscotto e circa 15 minuti dopo uno dei motori si è spento. L’aereo è stato deviato in sicurezza a Fairbanks, in Alaska.
In risposta a questo problema, Airbus ha deciso di rendere la console centrale del suo aereo più resistente ai liquidi. Tuttavia, questo non è il problema centrale. I piloti hanno riferito che i portabicchieri dell’aereo sono molto piccoli, il che li costringe a utilizzare il cruscotto come una sorta di tavolo improvvisato.
L’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea ha emesso una direttiva di aeronavigabilità che vieta i liquidi nella cabina vicino al centro di controllo.
Nel frattempo, Airbus ha prodotto una copertura per il cruscotto come soluzione temporanea fino a quando i comandi non saranno adeguatamente sigillati. L’azienda aerospaziale europea ha inoltre introdotto procedure da seguire in caso di fuoriuscita di liquidi nonostante la copertura.
