
Mezzo secolo prima di ChatGPT, c’era ELIZA. Questo pionieristico programma, sviluppato negli anni ’60 da Joseph Weizenbaum al MIT, simulava conversazioni umane con tecniche rudimentali di elaborazione del linguaggio naturale. Oggi, 60 anni dopo, ELIZA è stata resuscitata grazie agli sforzi di un team di programmatori.
La riscoperta del codice originale
Fino a poco tempo fa, si pensava che il codice sorgente originale di ELIZA fosse andato perduto. Tuttavia, nel 2021, l’appassionato di IA Jeff Shrager e l’archivista del MIT Myles Crowley hanno trovato una copia completa nei documenti di Weizenbaum. Con il permesso della sua famiglia, il team ha ricostruito il software, pulendo il codice, installando emulatori e persino sviluppando nuove funzioni per sostituire i componenti mancanti.
Il chatbot psicoterapeuta che ingannò gli utenti
ELIZA divenne celebre grazie al suo script più famoso: “Doctor”, un simulatore di psicoterapeuta rogersiano. Il chatbot analizzava le affermazioni degli utenti e rispondeva riflettendo le loro stesse parole, incoraggiandoli all’autoesplorazione. Alcuni utenti arrivarono persino a confonderlo con un vero terapeuta.
Ad esempio, se qualcuno scriveva “Sono triste“, ELIZA poteva rispondere con “Perché sei triste?“, dando l’illusione di una conversazione empatica, sebbene il sistema fosse estremamente semplice rispetto agli standard odierni.
L’influenza di ELIZA sull’intelligenza artificiale moderna
ELIZA ha posto le basi per i moderni assistenti virtuali e chatbot, dimostrando come l’interazione testuale potesse influenzare le emozioni umane. Sebbene oggi l’intelligenza artificiale abbia superato di gran lunga le sue capacità, la sua eredità resta fondamentale, con implicazioni anche nel dibattito sull’uso etico dell’IA.
Il “nuovo” ELIZA, ora disponibile per il download, rimane fedele all’originale, con risposte quasi identiche, anche se presenta alcuni limiti, come l’incapacità di elaborare numeri senza errori.
Il ritorno di ELIZA non è solo un’operazione nostalgica, ma un’occasione per riflettere su quanto sia avanzata l’IA e su come le prime sperimentazioni abbiano contribuito a modellare la tecnologia che oggi usiamo quotidianamente.