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Immaginare una canzone innesca un’attività cerebrale simile ai momenti di silenzio nella musica: lo sostengono due studi recentemente pubblicati sulla rivista JNeurosci. I risultati rivelano come il cervello continui a rispondere alla musica, anche quando non viene riprodotta.

Quando ascoltiamo musica, infatti, il cervello cerca di prevedere cosa succederà dopo. Una sorpresa, come una nota alta o un accordo dissonante, aumenta l’attività cerebrale. Tuttavia, è difficile isolare il segnale di previsione del cervello perché risponde anche all’esperienza sensoriale reale.

Guilhem Marion (PhD student presso il Laboratory of Perceptual Systems presso la Escola Normal Superior di Parigi, Francia), Giovanni M. Di Liberto (assistente professore in Intelligence Systems presso il Trinity College Dublin, Irlanda) e Shihab A. Shamma (professore di scienze elettriche presso l’Università del Maryland, USA) hanno utilizzato gli elettroencefalogrammi per misurare l’attività cerebrale dei musicisti mentre ascoltavano o immaginavano le melodie del pianoforte di Bach.

L’attività di immaginare la musica aveva la polarità opposta all’attività di ascoltare la musica, ovvero: quando una era positiva, l’altra era negativa. Lo stesso tipo di attività si svolgeva nei momenti piani e lineari delle canzoni quando statisticamente poteva esserci una nota, ma non c’era.

 

Previsioni del cervello

Non c’è input sensoriale durante il silenzio e la musica immaginata. Quindi questa attività deriva dalle previsioni del cervello. Il team di ricerca ha anche decodificato l’attività cerebrale per determinare quale canzone si stava immaginando.

I ricercatori hanno scoperto che la musica rappresenta più di un’esperienza sensoriale per il cervello. Invece, il cervello continua a fare previsioni anche quando la musica non viene riprodotta.