Sebbene chi lavora ha sicuramente imparato ad adattarsi allo smartworking e alla pandemia in generale, negli ultimi mesi anche gli studenti hanno visto peggiorare la loro salute mentale. Un sondaggio condotto in sette università pubbliche negli Stati Uniti ne ha fornito una forte evidenza. I ricercatori responsabili riportano in un articolo sulla rivista PLOS ONE che essere donna, avere tra i 18 e i 24 anni e passare molto tempo davanti ad un PC sono stati i fattori di rischio maggiormente associati a un profondo impatto psicologico.
Studenti universitari statunitensi intervistati
Sappiamo che la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto negativo e accentuato sulle economie mondiali, ma possiamo dire che, in generale, ha causato grande disagio sugli esseri umani. Anche gli studenti universitari hanno vissuto situazioni difficili a causa del lockdown, del cambiamento radicale nelle dinamiche di studio e dell’incertezza.
Gli studenti universitari negli Stati Uniti ne sono un chiaro esempio. I ricercatori hanno intervistato più di 2.100 studenti universitari e laureati nella primavera del 2020, nel mezzo dei loro studi a distanza.
Il sondaggio ha esaminato la presenza e l’intensità di emozioni negative come paura, senso di colpa, irritabilità, stress e preoccupazione associati al COVID-19 negli studenti. È stata inoltre posta loro una domanda aperta sui cambiamenti che i loro sentimenti hanno subito dall’inizio della pandemia.
Gli studenti hanno sperimentato una profonda demotivazione durante la pandemia
Più del 21% degli studenti ha riferito di aver provato sentimenti legati alla mancanza di motivazione. Tra questi, alcuni hanno avuto difficoltà a concentrarsi, mentre altri hanno ritenuto di essere improduttivi o di procrastinare.
Molte delle risposte alle domande aperte alludevano a sentimenti come demotivazione, ansia, stress e isolamento. Ma esplorando l’intensità con cui li percepivano, i ricercatori hanno scoperto che il 45% degli studenti delle sette università era ad alto rischio di impatto psicologico. Solo il 14% degli studenti rientrava nella categoria a basso rischio, mentre il 40% degli studenti era a rischio di un impatto psicologico moderato.
L’autore principale Matthew Browning, assistente professore presso la Clemson University, osserva che quasi la metà degli studenti universitari aveva una grave disabilità in termini di qualità della vita, istruzione e relazioni sociali a causa dell’impatto che la pandemia ha avuto sulle loro vite e la loro salute mentale.
Fattori associati a un maggiore impatto della pandemia sulla salute mentale degli studenti
Lo studio si è concentrato anche sulla determinazione dei fattori legati a un maggiore impatto sulla salute mentale degli studenti durante la pandemia dato l’alto rischio osservato. Così, hanno scoperto che il sesso, l’età, il tempo trascorso davanti allo schermo e il contatto con qualcuno con il COVID-19 erano i gruppi più vulnerabili.
Nel loro studio i ricercatori spiegano che le studentesse di età compresa tra 18 e 24 anni, che trascorrevano più di otto ore al giorno davanti allo schermo e che conoscevano qualcuno contagiato dal coronavirus avevano maggiori probabilità di subire impatti psicologici negativi della pandemia.
Sebbene questi fattori fossero i più predominanti, c’erano casi in cui la razza o l’etnia e lo stato socioeconomico erano associati ad un alto rischio di impatto psicologico. In questo senso, coloro che si sono identificati come asiatici sono apparsi più vulnerabili, così come quelli con una buona o cattiva salute. I ricercatori li hanno identificati studiando i fattori in modo più indipendente.
Ma tra tutte le cose negative, lo studio ha rivelato qualcosa che potrebbe essere sfruttato all’interno di una strategia ben congegnata contro l’impatto negativo della pandemia sulla salute mentale degli studenti. Trascorrere due o più ore al giorno all’aperto era associato a un minore impatto psicologico, che è coerente con gli studi pre-pandemici che ne riportano i benefici.
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