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Un nuovo studio internazionale, che ha recentemente condiviso i suoi risultati, sottolinea che il nuovo coronavirus circola da decenni nei pipistrelli senza che nessuno lo sapesse. I pipistrelli a ferro di cavallo sarebbero la fonte più plausibile per l’agente patogeno Sars-CoV-2. La ricerca è stata condotta da Maciej Boni, del Center for Infectious Disease Dynamics presso la Pennsylvania State University. L’articolo finale è stato pubblicato da Nature Microbiology.

L’idea iniziale del team, composto da ricercatori cinesi, europei e nordamericani, era di studiare l’origine evolutiva del virus. Tuttavia, oltre a scoprire la presenza dell’agente patogeno nei pipistrelli molto tempo fa, hanno anche trovato altri virus in grado di infettare l’uomo. “I coronavirus hanno materiale genetico altamente ricombinante, il che significa che diverse regioni del genoma del virus possono essere derivate da varie fonti“, ha affermato Maciej Boni. “Ciò ha reso difficile ricostruire le origini di Sars-CoV-2. È necessario identificare tutte le regioni che sono state ricombinate e tracciare le loro storie. Per questo, abbiamo riunito un team diversificato con esperienza in ricombinazione, datazione filogenetica, virus, campionamento ed evoluzione molecolare e virale“, ha aggiunto.

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L’origine del virus

Studiando l’origine del virus, è possibile che le autorità sanitarie possano prepararsi per prevenire future crisi. Pertanto, per condurre lo studio, il team ha utilizzato tre diversi approcci nel campo della bioinformatica per identificare e rimuovere le regioni ricombinanti nel genoma di Sars-CoV-2.

In questo modo, sono stati in grado di ricostruire storie filogenetiche per regioni non ricombinanti e hanno effettuato un confronto tra di loro per verificare quali virus fossero coinvolti in una presunta ricombinazione in passato. I ricercatori hanno scoperto che una delle caratteristiche più antiche che il patogeno del coronavirus condivide con i suoi parenti è il dominio di legame del recettore che consente al virus di legarsi alle superfici cellulari umane. “Ciò significa che altri virus in grado di infettare l’uomo circolano nei pipistrelli a ferro di cavallo in Cina“, ha dichiarato David L. Robertson, professore di virologia computazionale presso il Centro di ricerca sui virus dell’Università di Glasgow.

Alla fine, il team è stato in grado di concludere che la prevenzione di nuove pandemie in futuro potrebbe richiedere ulteriori studi sui pipistrelli selvatici, contando anche sull’implementazione dei sistemi di sorveglianza delle malattie umane. Secondo gli scienziati, questi sistemi devono essere in grado di identificare i nuovi agenti patogeni nelle persone quasi all’istante.