Foto di Riccardo Boccardi

Risale probabilmente al 79 d.C. la bottiglia d’olio più vecchia del mondo, e proviene forse da Pompei o Ercolano. Questo è quanto annunciato dallo scopritore del reperto, il famoso divulgatore scientifico Alberto Angela.

Angela ha reso nota la sua scoperta durante la conferenza, tenutasi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann), per la presentazione della prima puntata del suo nuovo programma, Stanotte a…, che avrebbe riguardato proprio l’eruzione del Vesuvio che ha distrutto Pompei nel 79 d.C.

 

Alberto Angela ha scoperto il prezioso reperto nei depositi del Mann

Angela ha scoperto il prezioso reperto mentre si trovava nei depositi del Mann di Napoli, insieme al direttore Paolo Giulierini, come ha raccontato ai giornalisti durante la conferenza: “Eravamo nel settore vetri dei depositi del Mann per effettuare alcune riprese e, quando la troupe ha terminato il lavoro, sono rimasto a cercare un antico bicchiere romano che volevo fotografare. Poi per caso il mio sguardo si è posato su una bottiglia: era sigillata e aveva qualcosa al suo interno”.

Sono stati subito coinvolti il professor professor De Pasquale e il professor Sacchi dell’Università Federico II di Napoli, per approfondire gli studi sul reperto.

Foto di Riccardo Boccardi

 

I risultati delle analisi confermano che la bottiglia contiene olio d’oliva

La bottiglia presentava un notevole quantitativo di liquido biancastro solidificato ed inclinato, una sostanza grassa quindi, e non vino come si era pensato in un primo momento. I ricercatori sono poi giunti alla conclusione che la bottiglia contiene olio d’oliva, rendendola un reperto unico, in quanto fino ad ora i ritrovamenti hanno riguardato solo poche tracce di olio sul fondo di qualche anfora.

Siamo ancora in attesa dei risultati delle analisi al Carbonio 14, per la datazione esatta del reperto. La bottiglia, dopo essere sopravvissuta all’eruzione del Vesuvio, è giunta fino a noi attraverso i secoli. Come afferma Angela, la bottiglia è comparsa una prima volta in età borbonica, “per poi attraversare un nuovo sonno durato generazioni e generazioni”.

Il ritrovamento è valso ad Angela la nomina ad Ambasciatore del Mann, da parte del direttore Giulierini, per l’importante attività di divulgazione e scoperta effettuate per il museo e per la cultura italiana.

La straordinaria scoperta di Alberto Angela ci fa capire quale sia l’immenso valore dei depositi archeologici italiani. Vi sono custoditi centinaia e migliaia di straordinari reperti, a dimostrazione della vastità del patrimonio storico italiano.