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Foto di Christian J. su Unsplash

Un chilometro di pietre, ordinate e posizionate con cura sul fondale del Mar Baltico. Non è un’allucinazione né una formazione naturale, ma una costruzione artificiale risalente a circa 11.000 anni fa, individuata nel 2021 al largo della Germania. È stata battezzata Blinkerwall ed è oggi al centro dell’interesse di archeologi e geologi: potrebbe riscrivere parti importanti della storia umana.

Una trappola per renne sotto le onde del Baltico

Secondo gli studiosi del Leibniz Institute for Baltic Sea Research, il lungo muro sommerso non sarebbe stato un’opera difensiva o rituale, bensì uno strumento pratico: una trappola per le renne migratorie. I cacciatori del tardo Pleistocene avrebbero costruito questa barriera per indirizzare gli animali verso strettoie o aree acquatiche dove, con armi rudimentali, sarebbe stato più semplice abbatterli. Le renne rappresentavano una risorsa vitale: carne, ossa e pelli indispensabili per la sopravvivenza nel clima rigido del Nord Europa.

Un paesaggio molto diverso da quello odierno

All’epoca della costruzione, l’attuale Mar Baltico non esisteva così come lo conosciamo. Gran parte delle aree oggi sommerse erano pianure emerse, attraversate da animali in migrazione. Solo 8.000 anni fa, con l’inondazione dello Stretto di Danimarca, le acque sommergeranno il Blinkerwall, sigillandolo come in una capsula del tempo.

Un’ipotesi supportata da analogie globali

La teoria della “trappola per renne” trova riscontro in altre strutture simili: gli “aquiloni del deserto” del Medio Oriente e dell’Asia centrale, costruiti 9.000 anni fa, servivano allo stesso scopo. Muri lunghi anche chilometri venivano usati per incanalare gazzelle e altri ungulati verso zone recintate. Il principio era semplice ma efficace: guidare, concentrare, colpire.

Il progetto SEASCAPE: la scienza s’immerge nel passato

Per comprendere fino in fondo il mistero del Blinkerwall, è stato avviato il progetto europeo SEASCAPE, che unisce geofisica, archeologia subacquea e geologia. Obiettivo: decifrare la funzione e l’estensione di questa struttura, e individuarne eventuali “sorelle” nei fondali circostanti. “È un’impresa interdisciplinare che apre nuove strade alla scienza”, ha dichiarato il geologo marino Jacob Geersen.

Uomini preistorici, architetti del paesaggio

Il Blinkerwall è un potente richiamo a quanto sofisticata fosse già l’intelligenza dei nostri antenati. Lontani dall’immagine di nomadi primitivi, i cacciatori dell’Età della Pietra avevano sviluppato tecniche complesse per interagire con il territorio. Non è un caso che nello stesso periodo venisse eretto Göbekli Tepe, in Anatolia, considerato il più antico santuario monumentale dell’umanità.

Un futuro sommerso da riscoprire

La scoperta del Blinkerwall non è solo un ritrovamento affascinante, ma una finestra su un mondo dimenticato, in cui paesaggi oggi sommersi ospitavano attività umane strutturate e ingegnose. Forse, nel silenzio dei fondali, giacciono ancora molte tracce del nostro remoto passato, pronte a raccontarci storie che la terra aveva nascosto e il mare ha custodito.

Foto di Christian J. su Unsplash