In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il professore e psicoanalista Christian Dunker dell’Università di San Paolo ha sollevato un importante argomento: l’industrializzazione della depressione e il modo in cui il sistema socio-economico attuale, da lui definito neoliberista, sta influenzando il benessere mentale delle persone.
Dunker sostiene che l’attuale sistema spinge gli individui a percepirsi come aziende, utilizzando concetti come produttività, concorrenza e redditività. In questa visione, tutto è sottoposto a una “logica mercantile”, e il lavoratore stesso è considerato come “capitale umano” mentre i figli diventano un “investimento per il futuro”. Questa pressione costante porta molte persone a sentirsi inadeguate, incapaci di soddisfare le aspettative e di realizzare i propri sogni.
L’uso di concetti come “costi-benefici” e l’etichettatura del lavoratore come “capitale umano” contribuiscono a un ambiente in cui la paura diventa una strategia comune. Si spinge costantemente per ottenere di più, aumentando la pressione e l’insicurezza alimentare e lavorativa per ottenere una maggiore produttività.
Dunker sottolinea che questo cambiamento è evidente nei luoghi di lavoro, dove le richieste di aumenti salariali spesso si traducono in una pressione sempre maggiore sulla produttività dei lavoratori. Inoltre, si è passati dall’idea che i lavoratori dovessero essere protetti con ferie, riposo e condizioni di lavoro ergonomiche per aumentare la produttività, a una mentalità in cui si ritiene che queste misure siano superflue e la paura venga utilizzata come leva per ottenere una maggiore produzione.
I sistemi di valutazione presenti nelle aziende, nelle scuole e negli ospedali contribuiscono a questa cultura della valutazione, spingendo le persone a cercare costantemente di dimostrare il loro valore aggiunto. Questa cultura porta a un aumento della sofferenza individuale e all’individualizzazione della colpa in caso di fallimento o perdita del lavoro.
In conclusione, Dunker sostiene che questa cultura aziendale influisce negativamente sul rapporto tra le persone, trasformando gli altri in concorrenti e minando la solidarietà. L’uso del concetto di austerità, in particolare, ha portato a una società in cui chi sogna in grande o vuole di più è spesso etichettato come moralmente scorretto. Questa cultura sta cambiando il modo in cui le persone si rapportano a se stesse e agli altri, contribuendo a un aumento dell’ansia, della depressione e della sofferenza individuale.