
Per la prima volta, un uomo che è nato cieco ha descritto di avere la sinestesia, la condizione neurologica che induce il cervello a incrociare i sensi. La sinestesia è un disturbo neurologico che fa sì che gli stimoli in un senso provochino reazioni in un altro: il numero 1 può essere blu e il lunedì ha un sapore amaro, per esempio.
Sebbene quasi tutti i tipi di sinestesia coinvolgano la vista, ciò non significa che questa condizione richieda necessariamente questo senso. Almeno, questo è quanto è stato dimostrato da un nuovo studio, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Neuropsychologia.
La ricerca
Il caso riportato nell’articolo scientifico è quello di un uomo di 40 anni che ha una rara forma di sinestesia che gli fa sentire numeri, lettere, giorni della settimana e mesi come diverse trame. “Numeri, lettere, giorni della settimana e mesi sono associati a una posizione precisa nello spazio mentale e a una trama tattile precisa“, descrive l’articolo. Il numero 3, ad esempio, sembra velluto, mentre il mese di aprile sembra plastica.
Durante i test, i ricercatori hanno posizionato 40 quadrati di materiali di varia consistenza su una tavola e hanno concesso ai volontari alcuni minuti per toccarli. Poi è stato chiesto loro di scegliere il materiale che più somigliava a certi numeri, mesi o giorni della settimana. Un mese dopo il primo test, gli scienziati hanno riordinato in modo casuale i materiali e hanno chiesto a tutti i volontari, compreso l’uomo di 40 anni, di ripetere l’esperimento.
Dopo tanto tempo, sarebbe stato difficile per i volontari ricordare esattamente quale consistenza hanno assegnato a martedì, per esempio. Ma l’uomo affetto da sinestesia si è distinto dal resto del gruppo, essendo riuscito a raggiungere un valore dieci volte superiore rispetto agli altri partecipanti. “Abbiamo verificato empiricamente la presenza di trama numerica e trama di lettere nella sinestesia [del soggetto], rispetto ai controlli non cinestesici, sondando la coerenza delle associazioni trama-oggetto nel tempo“, si legge nello studio, che dimostra “che la sinestesia può svilupparsi senza visione”.