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Foto di Pete Linforth da Pixabay

Un nuovo studio davvero unico nel suo genere ha suggerito nuove informazioni sulla relazione già esistente tra i neuroni e il flusso sanguigno nella profondità del cervello, e maggiormente su come il sale possa influenzare il cervello. Quando i neuroni si attivano avviene un aumento del flusso sanguigno nell’area.

Questa relazione viene definita come accoppiamento neurovascolare o iperemia funzionale e si verifica tramite la dilatazione dei vasi sanguigni nel cervello chiamati arteriole. L’obiettivo per gli esperti era quello di cercare aree di flusso sanguigno debole per diagnosticare disturbi cerebrali.

 

Il sale può influire sul flusso sanguigno nel cervello

Tuttavia in studi precedenti gli scienziati hanno principalmente esaminato come cambia il flusso sanguigno in risposta a stimoli sensoriali provenienti dall’ambiente. Ancora poco si sa se gli stessi principi si applicano alle regioni cerebrali più profonde in sintonia con gli stimoli prodotti dal corpo stesso, noti come segnali interocettivi. Per studiare questa relazione nella profondità del nostro cervello, il team di ricercatori ha sviluppato un nuovo approccio che combina tecniche chirurgiche e neuroimaging all’avanguardia.

Gli esperti si sono concentrati su un’area ben precisa, l’ipotalamo, una regione profonda del cervello coinvolta in funzioni corporee critiche, tra cui bere, mangiare, regolazione della temperatura corporea e riproduzione. Lo studio ha esaminato come il sale riesce ad influenzare il flusso sanguigno in quest’area. Quando ingeriamo sale o comunque cibi salati, il nostro cervello lo percepisce e attiva una serie di meccanismi compensatori per riportare i livelli di sodio verso il basso.

Il corpo lo fa attivando i neuroni che innescano il rilascio di vasopressina, un ormone antidiuretico che mantiene la corretta concentrazione di sale. Al contrario di studi precedenti che hanno osservato un legame positivo tra l’attività dei neuroni e l’aumento del flusso sanguigno, i ricercatori hanno riscontrato una diminuzione del flusso sanguigno quando i neuroni si sono attivati ​​nell’ipotalamo. Normalmente questa riduzione si verifica quando con malattie come l’Alzheimer o dopo un ictus e un ischemia.

 

Accoppiamento neurovascolare inverso

Questo fenomeno è stato definito accoppiamento neurovascolare inverso. Hanno osservato inoltre altre differenze: nella corteccia, le risposte vascolari agli stimoli sono molto localizzate e la dilatazione avviene rapidamente. Nell’ipotalamo, la risposta era diffusa e avveniva lentamente, per un lungo periodo di tempo. I risultati di questo studio hanno sollevato domande interessanti su come l’ipertensione influenzi il cervello. Si stima che il 50 60% dell’ipertensione avviene e dipende dal consumo di sale.

I ricercatori sperano di utilizzare il loro approccio per studiare altre regioni e malattie del cervello, tra cui depressione, obesità e condizioni neuro degenerative. Se ingeriamo cronicamente molto sale, avremo un’iperattivazione dei neuroni della vasopressina. Questo meccanismo può quindi indurre un’eccessiva ipossia, che potrebbe portare a danni ai tessuti nel cervello. Se possiamo comprendere meglio questo processo, possiamo escogitare nuovi obiettivi per fermare questa attivazione dipendente dall’ipossia e forse migliorare i risultati delle persone con ipertensione arteriosa dipendente dal sale.

Foto di Pete Linforth da Pixabay