La variante Delta del Covid-19 che sta spaventando il Regno Unito, ma anche tutta l’Europa, sembrerebbe ridurre del 13% l’efficacia dei vaccini. Tuttavia solo due tipi di vaccini, Pfizer e Astrazeneca, sembrerebbero essere in grado di ridurre il rischio d’infezione di questa variante. L’analisi ricorda, facendo una premessa, che il rischio di ricovero in ospedale se contagiati dalla variante Delta è quasi il doppio di quella inglese.
Secondo i dati la variante indiana è ormai la forma predominante di coronavirus nel Regno Unito e si ritiene che sia al 60% più trasmissibile di quella inglese. Anche in questo caso le persone che rischiano l’ospedalizzazione sono quelle che hanno patologie preesistenti. I vaccini sembrerebbero proteggere da questa variante, ma bisogna comunque aspettare 28 giorni dopo la somministrazione della prima dose per riscontrare gli effetti protettivi contro la variante.
Covid-19, i vaccini Pfizer e AstraZeneca sembrerebbero proteggere dalla variante Delta
In particolare, il vaccino Pfizer fornisce contro questa variante una protezione del 79%, rispetto al 92% di protezione con la variante inglese. Per il vaccino Oxford-AstraZeneca, invece, è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante indiana, rispetto al 73% di quella inglese. Entro il 1 aprile 2021, il 44,7% aveva ricevuto una dose del vaccino e il 7,6% aveva ricevuto due dosi. Tra le persone di età pari o superiore a 65 anni, le percentuali erano rispettivamente del 91,2% e del 15,9%. Alla fine del periodo di studio cioè il 6 giugno 2021 le percentuali erano ovviamente cambiate: il 59,4% aveva ricevuto una dose e il 39,4% due dosi.
Nel periodo analizzato ci sono state 19.543 infezioni: tra questi 377 persone sono state ricoverate in ospedale per Covid 19; 7.723 persone di questi casi e 134 pazienti ricoverati in ospedale erano positivi al gene S presente nel 99% dei casi di variante Delta. Il 70% dei pazienti con questa variante non avevano ricevuto alcuna dose di vaccino. Gli scienziati ricordano anche che la mutazione, che inizialmente era stata chiamata indiana, è stata individuata principalmente nella fascia più giovane della popolazione.
Pfizer dichiara di essere fiduciosa contro l’effetto del suo vaccino contro questa variante e al momento non ha intenzione di creare un nuovo trattamento per immunizzare questa mutazione del virus. Tuttavia l’amministratore delegato dell’azienda ha fatto sapere che se ce ne fosse veramente bisogno Pfizer è pronta alla creazione di nuovi vaccini. Per quanto riguarda invece la possibilità di una terza dose del vaccino Covid-19 ritiene che ciò sarà possibile dopo 8-12 mesi dalla seconda dose.
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