sindrome di bridjet jones, solitudine

Anche se quest’anno le occasioni di socializzazione sono state oltremodo contenute, in genere capito spesso di trovarsi ad una cena o a una festa con parenti o amici e intavolare le solite conversazioni più o meno personali. E per molti c’è una domanda che proprio non vorrebbero sentirsi fare: “e tu non hai il fidanzato/a?” Una domanda davvero insopportabile per chi soffre della “Sindrome di Bridget Jones”.

 

L’anuptafobia, meglio conosciuta come “sindrome di Bridget Jones”

Si tratta di una condizione che ormai viene a tutti gli effetti riconosciuta come patologia e chi ne soffre sono soggetti che ancora non hanno trovato la propria anima gemella e che vivono questo tipo di domande personali in modo decisamente negativo.

Questa sindrome viene clinicamente definita “anuptafobia”, un nome che deriva dai termini “anupta”, mancanza di nozze, e “fobia”, paura. Ma questa condizione viene più comunemente sindrome di Bridget Jones, l’eroina del film “Il diario di Bridget Jones”, che è ormai nell’immaginario comune, l’alter ego dei single, grazie alle sue disavventure amorose nella trama del film.

 

Che tipo di persone soffrono di questa patologia?

Si tratta di una condizione per cui si prova paura di non riuscire a trovare la propria anima gemella e quindi di rimanere soli. In genere a soffrirne sono persone molto insicure e con una bassa autostima, caratteristiche che inevitabilmente si ripercuotono sul rapporto con un eventuale partner.

Contrariamente a quanto si possa pensare, le persone affette da anuptafobia non sono remissive. Si tratta spesso infatti di soggetti altamente gelosi e possessivi. Comportamenti che spesso sono così estremi da spaventare o esasperare i potenziali partners, tanto da indurli a scappare.

 

La sindrome di Bridget Jones è frutto della società

La sindrome di Bridget Jones è diventata ormai comune e sempre più persone ne soffrono, soprattutto a causa della pressione della società, che spinge le persone a dover per forza trovare qualcuno con cui condividere la vita. Nonostante ormai dovremmo aver superato da un po’ il fatto che anche chi non è sposato o fidanzato possa condurre una vita soddisfacente, la nostra società ha ancora molti pregiudizi su coloro che, ancora oggi, vengono definiti zitelli o zitelle.

L’anuptafobico infatti trasforma questa pressione e queste “richieste” della società, in aspetti negativi. Come risultato chi soffre di sindrome di Bridjet Jones, fa della ricerca di un partner una questione di vita o di morte. Spesso in questa frenetica ricerca gli anuptafobici sono soliti coinvolgere un compagno, scelto principalmente tra amici e conoscenti. Ogni uscita con questa persona, si trasforma inevitabilmente ad una caccia all’uomo o alla donna giusta.

 

Una condizione patologica difficile ma che può essere superata

Inoltre chi soffre della sindrome di Bridget Jones, non trovando un partner fisso, ne cambia molti e spesso in breve tempo. Tutte queste brevi storie, spesso senza molta importanza, quando finiscono inducono nell’anupatafobico un senso ancora maggiore di sconforto e vittimismo. Questa fobia dunque genera spesso insicurezza nella persona, soprattutto nel rapporto con gli altri.

Per gli esperti una soluzione potrebbe essere proprio il famoso diario di Bridget Jones. Sembrerebbe infatti che mettere nero su bianco le proprie frustrazioni, tenendo un diario o semplicemente scrivendole su un quaderno, possa essere di grande aiuto in queste situazioni.

Ma quando la condizione raggiunge i livelli di una vera e propria patologia e non si riesce a pensare ad altro, oppure quando questa condizione interferisce con la quotidianità, è consigliabile intraprendere un percorso di psicoterapia.

Ph. Credit: Film.it