Scoperto l'ingresso del coronavirus nelle cellule

Attualmente, secondo la mappa interattiva realizzata dalla John Hopins University, il Covid-19 ha colpito quasi 42 milioni di persone in tutto il mondo, provocando la morte di circa 1,2 milioni di pazienti. Gli scienziati attribuiscono la sua elevatissima contagiosità a una nuova via di ingresso del coronavirus nelle cellule, il recettore Neuropilina-1, che si trova nei vasi sanguigni, nei neuroni e nella cavità nasale.

 

La scoperta della via di ingresso del coronavirus può costituire una svolta

Attraverso studi indipendenti, due team di ricerca internazionali hanno scoperto questa nuova via di ingresso del coronavirus all’interno delle cellule umane e il conseguente innesco dell’infezione. I ricercatori della Technische Universität München (TUM), della Helsinki University e della Bristol University, pur conducendo due studi differenti sono giunti alle medesime conclusioni: grazie all’utilizzo di tecniche biochimiche associate alla cristallografia a raggi X, hanno scoperto che la Neuropilina-1 si lega direttamente a una porzione della proteina del coronavirus.

Confrontando i genomi del Covid-19 e del virus della SARS, i ricercatori hanno scoperto che le proteine superficiali del primo sono dotate di un collegamento analogo a quello che caratterizza virus come quello dell’Ebola. Gli scienziati hanno concentrato i loro sforzi su un particolare recettore che potrebbe essere implicato nel legame con le proteine, precisamente la Neuropilina-1. Si tratta di una scoperta sensazionale che potrebbe portare a una svolta nella ricerca di una cura per il temibile Covid-19, tanto che gli studiosi hanno ideato un esperimento per verificare se sia possibile arrestare questo recettore mediante appositi anticorpi.

L’esperimento sembra aver avuto successo: mettendo in contatto con il virus alcune colture cellulari, si è registrata una notevole regressione dell’infezione. Questa scoperta potrebbe portare allo sviluppo di medicinali in grado di inibire il collegamento fra proteine e recettore, bloccando così l’insorgenza del virus. I dettagli di entrambe le ricerche sono pubblicati sulla rivista Science.

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