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Un gruppo di studiosi dell’Università di Bologna ha messo a punto una nuova tecnica sperimentale non invasiva che permette di alterare la memoria di un’esperienza negativa appresa; un risultato che apre la strada a nuovi trattamenti per superare ricordi traumatici.

Il risultato dello studio, presentato sulla rivista Current Biology, abbina uno stimolo a cui è associato un evento spiacevole, generando così un ricordo negativo, con la neurostimolazione di una porzione della corteccia prefrontale.

 

Cancellare i ricordi negativi

In questo modo il ricordo negativo viene modificato in modo tale da non generare più paura quando riecheggia nella memoria. “Utilizzando questa procedura sperimentale, che abbina stimolazione cerebrale e riconsolidamento mnesico, siamo stati in grado di modificare un ricordo aversivo che i soggetti avevano appreso il giorno precedente”, spiega Sara Borgomaneri, prima autrice dello studio.

Si tratta di un risultato con importanti implicazioni per la comprensione dei meccanismi della memoria. Al centro del lavoro dei ricercatori c’è il riconsolidamento, che serve a mantenere, rafforzare e modificare i ricordi già memorizzati nella memoria a lungo termine.

Ogni volta che viene rievocato, un ricordo può tornare ad essere modificabile per un periodo limitato di tempo. Approfittando di questo breve spazio temporale, la tecnica sperimentale riesce quindi ad interferire con il riconsolidamento appreso in precedenza.

Per riuscire a “cancellare” la paura associata al ricordo negativo, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica chiamata Stimolazione magnetica transcranica (TMS) che permette di modificare l’attività neurale di specifiche aree cerebrali.

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TMS, tecnica di stimolazione cerebrale

La TMS è una tecnica non invasiva e per questo utilizzata sia in campo di ricerca che in ambito clinico e riabilitativo. Grazie all’utilizzo si è stati in grado di alterare la funzionalità della corteccia prefrontale cruciale per il riconsolidamento.

La tecnica messa alla prova con un esperimento che ha coinvolto 98 persone sane, tutte sottoposte all’acquisizione di una memoria aversiva e, il giorno successivo, ad un protocollo di TMS. Per prima cosa hanno creato il ricordo aversivo, abbinando una stimolazione fastidiosa alla presentazione di alcune immagini.

Il giorno successivo, hanno poi presentato ad alcuni gruppi di partecipanti lo stesso stimolo, e immediatamente dopo hanno interferito, mediante TMS, con l’attività della loro corteccia prefrontale.

Per controllarne l’efficacia, altri gruppi di partecipanti si sono invece sottoposti a stimolazione magnetica senza la riattivazione del ricordo; altri ancora hanno ricevuto la stimolazione magnetica in aree diverse dalla corteccia prefrontale, non coinvolte nella memoria di eventi aversivi.

A questo punto restava valutare se la stimolazione aveva ottenuto gli effetti sperati. Fatto passare un altro giorno, quindi, i ricercatori hanno testato la reazione dei diversi gruppi di partecipanti una volta rievocato il ricordo negativo. E il risultato positivo: i partecipanti mostravano una ridotta risposta psicofisiologica allo stimolo aversivo. Il ricordo consapevole dell’evento era rimasto intatto, ma l’impatto negativo era significativamente ridotto.

Questo esperimento ha dimostrato che è possibile modificare la resistenza di un ricordo potenzialmente traumatico; una novità che può avere ricadute importanti in campo clinico e riabilitativo. Si tratta di una nuova tecnica che può essere applicata a contesti diversi e associata a diverse funzioni, a partire dal disturbo post traumatico da stress.