Alla fine di luglio, un asteroide delle dimensioni di un campo da calcio ha spaventato la NASA quando è passato a soli 65.000 chilometri dalla Terra. E’ stato, infatti, la più grande roccia spaziale a passare così vicino a noi in un secolo. Più allarmante del flyby stesso, è stato il fatto di quanto l’asteroide abbia colto di sorpresa la NASA. “Ci è apparso davanti”, ha scritto un esperto della NASA in una e-mail interna, secondo i documenti dell’agenzia interna ottenuti da BuzzFeed.
L’asteroide, che è stato nominato 2019 OK proprio quest’anno – come a voler rassicurare gli astronomi – è passato quasi impercettibilmente nello spazio, passando a una distanza circa cinque volte più vicina alla Terra rispetto alla Luna a 88.000 chilometri all’ora. “Se 2019 OK fosse entrato nell’atmosfera terrestre, l’ondata di scoppio avrebbe potuto causare devastazioni localizzate su un’area di circa 80 chilometri di diametro“, secondo un comunicato stampa inviato dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, quando è stata finalmente notata la roccia gigante passare vicino il nostro pianeta.
Sebbene la NASA abbia notato che l’asteroide non fosse un pericolo per la Terra, ciò che viene messo sul tavolo ancora oggi è stato il fatto che non è stato rilevato in precedenza. “Questo oggetto è scivolato attraverso una serie di nostre reti di cattura“, ha scritto Paul Chodas del JPL in un’e-mail due giorni dopo il passaggio dell’asteroide, osservando che si trattava di una piccola, subdola roccia spaziale.
Le scuse della NASA
Sebbene la NASA si sia scusata per non aver realizzato che la roccia spaziale stava arrivando, questo non è un ottimo inizio per il Dipartimento di coordinamento della difesa planetaria (PDCO), il cui obiettivo era quello di “trovare e caratterizzare asteroidi e comete che passano vicino all’orbita della Terra intorno al Sole“.
Nel 2005, è stato richiesto all’agenzia spaziale americana di rilevare il 90 percento di asteroidi pericolosi, ma non hanno finanziato telescopi e veicoli spaziali abbastanza grandi per poter compiere quel lavoro, ha concluso la National Academies of Sciences degli Stati Uniti in un rapporto di giugno.