
Piccolo, affilato, multifunzione. No, non stiamo parlando del classico coltellino svizzero che tutti conosciamo, ma di uno strumento risalente a oltre sei millenni fa, creato da una popolazione neolitica della Germania meridionale. Scoperto nel sito archeologico di Wangen-Hinterhorn, sul lago di Costanza, questo utensile di selce montato su un manico di legno è considerato il più antico “coltellino svizzero” del mondo, seppur con radici decisamente tedesche.
La cultura Pfyn: pionieri della praticità
L’artefatto è attribuito alla cultura Pfyn, un gruppo neolitico attivo tra il 4300 e il 3500 a.C. che si estendeva tra la Baviera e l’attuale Svizzera settentrionale. Noti per le loro palafitte, costruite su terreni paludosi, questi popoli erano tutt’altro che primitivi: allevavano animali, coltivavano la terra, lavoravano il legno e già sperimentavano con i metalli.
La lama, affilata e funzionale, era fissata con catrame di betulla a un manico in legno di betulla, dotato di un foro per essere facilmente trasportato o appeso. Una soluzione semplice e brillante, che anticipa il concetto di “strumento da portare ovunque”.
Una scoperta ben conservata nel tempo
Il clima umido della zona del lago di Costanza ha offerto condizioni ideali per la conservazione del reperto, permettendo ai ricercatori del Museo archeologico statale del Baden-Württemberg di esporre oggi l’oggetto quasi intatto. L’eccezionale stato di conservazione ha aperto una finestra sulla vita quotidiana dei Pfyn, mostrando come la funzionalità fosse già un valore chiave nella progettazione degli utensili.
Dall’antichità all’iconico multitool moderno
L’associazione con il coltellino svizzero è più che una trovata giornalistica: lo spirito è lo stesso. Uno strumento compatto, affidabile, pensato per accompagnare il suo proprietario in ogni attività, dal lavoro ai piccoli imprevisti della giornata. Che fosse un cacciatore neolitico o un escursionista del XXI secolo, la necessità di avere più funzioni in un unico oggetto resta immutata.
Il coltellino svizzero, insomma, ha antenati insospettabili. E forse, tra i boschi e le paludi del Neolitico, è nata la prima scintilla dell’ingegno tascabile.