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Le vitamine D2 e D3 sono due forme principali della vitamina D, essenziali per la salute umana. Tuttavia, la differenza tra queste due varianti non è sempre chiara per chi non è del settore medico. Conosciute anche come ergocalciferolo (D2) e colecalciferolo (D3), entrambe svolgono un ruolo cruciale nel mantenere ossa sane e forti, supportare il sistema immunitario e promuovere il benessere generale. Tuttavia, la loro origine, biodisponibilità e l’efficacia nel corpo variano. Come sappiamo la vitamina D è una vitamina liposolubile che svolge un ruolo essenziale nel nostro organismo, soprattutto per l’assorbimento del calcio, la protezione delle ossa, la salute muscolare e il corretto funzionamento del cuore.

La principale differenza tra la vitamina D2 e D3 risiede nella loro origine. La vitamina D2, o ergocalciferolo, si trova principalmente nelle fonti vegetali come funghi esposti ai raggi UV, mentre la vitamina D3, o colecalciferolo, si trova in fonti animali come pesce grasso (salmone, sgombro), uova, fegato e olio di fegato di merluzzo. Inoltre, la vitamina D3 viene prodotta naturalmente nella pelle umana quando esposta ai raggi UVB del sole, un processo che non avviene per la vitamina D2.

 

Salute, quale dobbiamo scegliere tra vitamina D2 e D3?

Un aspetto fondamentale che distingue la vitamina D2 dalla D3 è la biodisponibilità, cioè la capacità del corpo di assorbirla e utilizzarla efficacemente. Studi scientifici hanno dimostrato che la vitamina D3 è più biodisponibile rispetto alla D2, il che significa che il corpo umano la utilizza più efficacemente. La D3, infatti, sembra essere più stabile nel tempo e mantiene i livelli di vitamina D nel sangue più a lungo rispetto alla D2, rendendola la forma preferita nella maggior parte dei casi.

La vitamina D3 è generalmente considerata più efficace nel mantenere livelli adeguati di vitamina D nel corpo. Diversi studi hanno mostrato che l’assunzione di vitamina D3 porta a un aumento dei livelli sierici di 25-idrossivitamina D (la forma attiva della vitamina nel sangue) maggiore rispetto alla D2. Questo rende la D3 la scelta più comune per il trattamento della carenza di vitamina D, specialmente nei paesi con poca esposizione solare.

Sia la vitamina D2 che la D3 condividono molte delle stesse funzioni biologiche. La vitamina D, in generale, aiuta l’organismo ad assorbire il calcio e il fosforo, due minerali essenziali per la salute ossea. Inoltre, la vitamina D svolge un ruolo chiave nella modulazione del sistema immunitario, riducendo il rischio di infezioni e malattie autoimmuni. Studi recenti suggeriscono che livelli adeguati di vitamina D potrebbero anche contribuire a ridurre il rischio di alcune malattie croniche, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

 

Valutare se sia necessaria l’assunzione di un integratore e quale forma sia più adatta

Per chi segue una dieta vegana o vegetariana, la vitamina D2 potrebbe essere più facilmente reperibile grazie alla sua origine vegetale. Tuttavia, come menzionato, la D3 è più efficace nel mantenere livelli adeguati di vitamina D nel sangue. Per questo motivo, esistono integratori di vitamina D3 derivati da fonti vegetali, come il lichene, che sono adatti anche a chi non consuma prodotti di origine animale. È importante consultare un professionista della salute per valutare se sia necessaria l’assunzione di un integratore e quale forma sia più adatta.

Uno dei modi più naturali per ottenere la vitamina D è l’esposizione al sole. Tuttavia, diversi fattori possono influire sulla produzione di vitamina D3 attraverso la pelle: latitudine, stagione, colore della pelle, uso di creme solari e età. Gli anziani, ad esempio, producono meno vitamina D rispetto ai giovani. In queste situazioni, l’integrazione potrebbe essere necessaria, soprattutto in inverno o in luoghi con scarsa esposizione solare. Le persone che vivono in paesi con scarsa esposizione al sole, che trascorrono molto tempo al chiuso o che hanno condizioni che impediscono l’assorbimento corretto di vitamina D dal cibo (come malassorbimento intestinale o insufficienza renale) potrebbero beneficiare di un’integrazione. Anche donne in gravidanza, neonati allattati al seno e anziani sono tra i gruppi a rischio di carenza di vitamina D e potrebbero richiedere l’assunzione di integratori, preferibilmente di vitamina D3.

In conclusione, mentre entrambe le forme di vitamina D sono efficaci nel supportare le funzioni biologiche di base, la vitamina D3 è generalmente preferita per la sua maggiore biodisponibilità e capacità di mantenere livelli stabili nel sangue. Tuttavia, la vitamina D2 può essere una buona opzione per chi segue diete a base vegetale, purché i livelli sierici siano monitorati regolarmente. La decisione finale dovrebbe sempre essere presa in collaborazione con un medico o un nutrizionista, basandosi sulle esigenze individuali di salute, dieta e stile di vita.

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