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Foto di Krista Mangulsone su Unsplash

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha rivelato che i proprietari di cani e gatti, in particolare gli anziani, sperimentano un declino cognitivo più lento rispetto a coloro che non hanno animali domestici.

La ricerca, basata sui dati del Baltimore Longitudinal Study on Aging, il più lungo studio scientifico sull’invecchiamento umano negli Stati Uniti, ha coinvolto 637 partecipanti di età compresa tra 51 e 101 anni. I risultati indicano che tutti i partecipanti hanno mostrato un declino cognitivo con l’età, ma i proprietari di animali domestici hanno sperimentato un rallentamento significativo di questo processo.

Gli autori dello studio hanno esaminato la relazione tra il possesso di animali domestici, il tipo di animale e la durata della proprietà, concentrandosi anche sulle abitudini di camminata dei proprietari di cani. I partecipanti hanno completato valutazioni cognitive per un periodo di 10 anni prima di marzo 2020.

Le funzioni cognitive, comprese memoria, funzione esecutiva, funzione linguistica, velocità psicomotoria e velocità di elaborazione, sono state valutate attraverso diversi test. I proprietari di cani che regolarmente portavano a spasso i loro animali hanno mostrato il rallentamento più significativo del declino cognitivo.

I risultati specifici indicano che i proprietari di cani hanno sperimentato un minore deterioramento della memoria, della funzione linguistica e delle altre funzioni cognitive nel corso di 10 anni rispetto ai non proprietari di animali domestici. Inoltre, i proprietari di gatti hanno mostrato un deterioramento meno pronunciato della memoria e delle funzioni linguistiche.

Sebbene lo studio fornisca preziose informazioni sulla relazione tra il possesso di animali domestici e il declino cognitivo, gli autori sottolineano che il suo design non consente di stabilire una relazione di causa ed effetto. Inoltre, la popolazione campione aveva uno status socioeconomico più elevato rispetto alla popolazione generale, presentando alcuni limiti nella generalizzazione dei risultati. Tuttavia, questa scoperta apre la strada a ulteriori ricerche sull’influenza positiva degli animali domestici sulla salute cognitiva.