
Secondo un recente studio, circa 14 milioni di casi di diabete di tipo 2, sono la conseguenza di una dieta povera e del consumo di alcuni alimenti poco salutari. In particolare, l’insorgenza di questa malattia metabolica, è stata collegata alle diete prive di cereali integrali e con un consumo eccessivo di grano o carni lavorate e troppo raffinate.
Una minore incidenza sulle diagnosi di diabete di tipo 2, anche se non irrilevante, la hanno avuta anche un consumo eccessivo di succhi di frutta o quantità insufficienti di verdure non amidacee, noci o semi.
Il diabete di tipo 2: una malattia legata allo stile di vita e all’alimentazione
Al giorno d’oggi sono aumentati i casi di diabete di tipo 2 e questo aumento si sta trasformando in un maggior onere per gli individui, le loro famiglie e per i diversi sistemi sanitari. Ad esempio negli Stati Uniti, più di 37 milioni di americani hanno già il diabete ad una fase incurabile, ed è la settima causa di morte nella nazione.
Come spiega il sito del Ministero della Salute, il diabete di tipo 2, detto anche diabete dell’adulto, rappresenta il 90% dei casi di diabete. È una malattia cronica non trasmissibile caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue ed è dovuta a un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina.
Il diabete di tipo 2 è fortemente correlato a sovrappeso e obesità, scorretta alimentazione, sedentarietà e condizioni socio-economiche svantaggiate e pertanto è, in parte, prevenibile attraverso interventi sull’ambiente di vita e azioni che favoriscano la modifica degli stili di vita delle persone a rischio, in particolare per quel che riguarda l’alimentazione e l’attività fisica.
Lo studio condotto su 184 paesi
Per realizzare questo studio, i ricercatori della Tufts University hanno analizzato i regimi alimentari di diversi pazienti in ben 184 paesi in tutto il mondo, utilizzando i dati del 1990 e del 2018.
L’analisi ha rivelato che probabilmente oltre il 70% delle nuove diagnosi di questa malattia metabolica nel 2018 siano state la conseguenza di da abitudini alimentari poco salutari. Lo studio ha inoltre riportato che in tutti i 184 paesi presi in esame, vi è stato un significativo aumento delle diagnosi di diabete di tipo 2, nei 30 anni presi in considerazione.
Nello studio sono stati presi in esame 11 diversi fattori relativi al regime alimentare, evidenziando che tre di questi fattori hanno avuto una notevole influenza sull’aumento delle diagnosi di questa malattia.
Come afferma infatti Dariush Mozaffarian, autore principale dell’articolo, questo “studio suggerisce che la scarsa qualità dei carboidrati è una delle cause principali del diabete di tipo 2 attribuibile alla dieta a livello globale e con variazioni importanti per nazione e nel tempo. Questi nuovi risultati rivelano aree critiche per l’attenzione nazionale (negli USA) e globale, per migliorare la nutrizione e ridurre gli oneri devastanti del diabete”.
Secondo la ricerca, l’aumento di diete povere, ha portato nel corso del tempo ad un aumento dei casi di diabete di tipo 2 tra gli uomini rispetto alle donne, nei giovani rispetto agli anziani e in coloro che vivono in aree urbane rispetto a coloro che vivono in zone rurali.
Inoltre i tassi maggiori di questa malattia legati ad alcuni tipi di diete, si riscontrano in Europa centrale e orientale e in Asia centrale. Secondo i ricercatori ciò è probabilmente dovuto ai dati provenienti da paesi tra cui Polonia e Russia, dove si consumano elevate quantità di carne rossa, carne lavorata e patate.
Il diabete di tipo 2 è un’epidemia che potrebbe pesare sulla società
Come avverte una delle autrici dello studio, Meghan O’Hearn, “se non controllato e con un’incidenza prevista solo in aumento, il diabete di tipo 2 continuerà ad avere un impatto sulla salute della popolazione, sulla produttività economica, sulla capacità del sistema sanitario; e a guidare le disuguaglianze sanitarie in tutto il mondo”.
I risultati di questa ricerca possono dunque “aiutare a informare le priorità nutrizionali per medici, responsabili politici e attori del settore privato, poiché incoraggiano scelte dietetiche più sane che affrontano questa epidemia globale”.