Perdere peso è un viaggio davvero lungo pieno di gioie e sconfitte, sia che siamo agli inizi del percorso o al raggiungimento del nostro obiettivo. Essere consapevole di tutti i passaggi produttivi da fare quando si tratta della nostra dieta è fondamentale. Secondo una nuovissima ricerca consumare meno pasti è meglio per la perdita di peso rispetto al digiuno intermittente. Questo recente studio ha esaminato il legame tra il cambiamento di peso e il lasso di tempo dal primo pasto di un individuo all’ultimo.
Hanno partecipato allo studio oltre 550 adulti e avevano almeno una misurazione di altezza e peso registrata entro due anni prima del periodo di iscrizione allo studio. L’indice medio di massa corporea è considerato obeso. I partecipanti allo studio hanno tenuto traccia del loro tempo di mangiare, dormire e svegliarsi ogni 24 ore su un’app chiamata Daily24. Hanno ricevuto messaggi di testo, e-mail e notifiche in modo che fossero consapevoli di utilizzare l’app.
Perdere peso, il digiuno non è cosi efficiente rispetto a mangiare meno pasti
I tempi del sonno e dei modelli alimentari degli individui hanno permesso al team di ricerca di misurare il lasso di tempo dal primo pasto all’ultimo di ogni giorno, il lasso di tempo dal risveglio al primo pasto della giornata e il lasso di tempo dall’ultimo pasto di il giorno prima di coricarsi. La tempistica dei pasti non è stata collegata ai cambiamenti di peso durante il periodo di follow-up, che è durato sei anni. Inoltre, da un lato, la quantità di pasti giornalieri più abbondanti che superavano le 1.000 calorie e pasti medi tra le 500 e le 1.000 calorie erano collegati all’aumento di peso durante il periodo di follow-up di sei anni. D’altra parte, consumare meno pasti di piccole dimensioni che si stimava contenessero meno di 500 calorie era collegato alla perdita di peso.
Allo stesso modo, minore è il numero di pasti di modesta entità, inferiori alle 500 calorie, maggiore è la diminuzione di peso, perché di solito questi sono pasti che non modificano il numero e le dimensioni di quelli principali, e sono dunque in più. Per una conclusione definitiva bisognerebbe condurre sperimentazioni con i due tipi di approccio portati avanti per un tempo sufficiente. Nel frattempo, anche se neppure questo studio dimostra l’esistenza di un nesso di causa ed effetto, i dati per ora sono a favore della diminuzione del numero e del valore calorico dei pasti, che possono comunque aiutare a ridurre la percentuale che preoccupa i medici.
Nonostante i modelli alimentari basati sul digiuno intermittente siano popolari e rigorosamente progettati, non è ancora chiaro se limitare la finestra alimentare totale durante il giorno aiuti a controllare il peso. Anche se studi precedenti hanno suggerito che il digiuno intermittente può migliorare del corpo e regolare il metabolismo, questo studio in un grande campione con una vasta gamma di pesi corporei non ha rilevato questo legame. Va precisato ulteriormente che lo studio non ha valutato gli effetti del digiuno intermittente su altri parametri metabolici, concentrandosi esclusivamente sulla perdita di peso.
Sembrerebbe quindi restare valido, fino a prove contrarie, il beneficio dimostrato dal digiuno intermittente su altri fattori di rischio cardiovascolare, come la regolazione del glucosio, il grasso addominale, la resistenza all’insulina, la pressione arteriosa e il profilo lipidico.