In questi giorni c’è stato un’allarme a Foggia dopo un aumento di casi di trinchinellosi. Dopo il primo caso accertato altre 10 persone sono state condotte nei vari ospedali del paese con i medesimi sintomi. Il servizio veterinario di igiene degli alimenti di origine animale della Asl di Foggia ha avviato le prime indagini e sembrerebbe che tutte le persone siano state a tavola dopo una battuta di caccia e avrebbero mangiato carne di cinghiale di origine non controllata.
Gli operatori stanno ricostruendo la catena del contagio e il focolaio potrebbe aumentare, anche se, c’è da specificare, la trichinellosi non si trasmette da uomo a uomo. Si tratta di zoonosi causata da vermi appartenenti al genere trichinella, un parassita che si trova a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli.
Trinchinellosi, cos’è e quali sono i sintomi
La trasmissione non avviene da uomo a uomo ma esclusivamente per via alimentare attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In genere nel nostro paese il veicolo di trasmissione è la carne suina, equina e più raramente i carnivori selvatici. Il periodo di incubazione è di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti. Ovviamente i sintomi nell’uomo possono variare, si va dai casi asintomatici fino a quelli più gravi che possono portare alla morte. I sintomi classici sono diarrea, dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
Per capire se abbiamo contratto la trinchinellosi dobbiamo effettuare un esame del sangue e la diagnosi viene suggerita dalla presenza di marcata eosinofilia, leucocitosi, aumento degli enzimi muscolari. La conferma arriva poi attraverso esami sierologici, o biopsia muscolare positiva per trichinella. Questa malattia può essere prevenuta attraverso alcuni semplici regole da seguire. Innanzitutto bisogna evitare di mangiare carne cruda ma dev’essere ben cotta, basta anche un minuto a 65 gradi con la carne che da rosa diventa tendente al bruno per rendere inattive o uccidere le larve tramite il calore. Salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita.
In generale il pericolo deriva da carni di animali di origine non controllata. La selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere esaminati da un veterinario per determinare l’eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni. Se non siamo in grado di verificare se la carne è stata sottoposta o meno a esame trichinoscopico, è buona norma congelarla per almeno un mese ad una temperatura costante di -15 gradi. Il congelamento prolungato uccide infatti le larve. in caso di allevanti a domicilio di maiali dobbiamo fare attenzione che questi non mangino carne cruda di altri animali che potrebbero essere stati infettati dal parassita. Quando si macella la propria carne in casa, pulire bene gli strumenti.
Foto di Andreas Lischka da Pixabay