
Il morbo di Alzheimer è una malattia complessa e per questo gli studi in merito si muovono in direzioni diverse. Una di queste direzioni risale a uno studio del 2006 che aveva visto nel comportamento della proteina Aβ*56 qualcosa di particolare. Di fatto la pubblicazione dietro questa scoperta ha attirato a sé l’interesse di molti tanto che la ricerca è stata citata oltre 2.200 da altri studi importanti nel corso degli anni. Apparentemente però sembra essere una bugia.
Questa proteina è legata alla formazione di aggregati nel cervello che è ritenuto essere collegato alla comparsa del morbo di Alzheimer. All’inizio di quest’anno sono sorti dei dubbi dopo l’analisi delle immagini della ricerca originale che mostrano delle modifiche. Al momento le indagini stanno ancora andando avanti, ma c’è molto sgomento nella comunità scientifica e nel frattempo stanno saltando fuori nuove prove.
Il morbo di Alzheimer: una pista morta?
Le parole di Sara Imarisio, capo ricerca presso l’Alzheimer’s Research UK: “Ci sono domande e critiche legittime all’ipotesi dell’amiloide, ma tali domande sono una parte perfettamente normale e necessaria della scienza. Nonostante queste accuse, non dovremmo permettere che il lavoro di migliaia di ricercatori sull’Alzheimer venga minato: i loro sforzi meticolosi ci stanno avvicinando a nuove cure vitali per milioni di persone che vivono con la malattia.”
Negli anni altri ricercatori hanno provato a seguire questa pista non riuscendo però a raggiungere risultati soddisfacenti. Questi “non risultati” sono stati sempre messi da parte in quanto di fatto non combaciavano con questo studio precedente che è sempre stato visto come un punto di riferimento.