Gli effetti del Covid-19 ormai sono praticamente ben noti, un po’ meno lo sono quelli legati alla post-malattia, dopo che si è guariti. Diversi studi hanno sottolineato come i sintomi fisici lasciano dietro di sé strascichi importanti e fastidiosi, ma non solo. Anche il danno cognitivo non è da ignorare e sempre più ricerche ne stanno sottolineando gli effetti.
Si sta parlando di disturbi cognitivi che vanno avanti per mesi come problemi di memoria o una capacità di pensiero più lentamente. La nebbia del cervello è forse la descrizione più comune fatta durante la malattia, ma anche dopo la guarigione dal Covid-19.
Covid-19: i problemi cognitivi
Le parole di uno degli autori dello studio, il ricercatore Jacqueline Becker: “In questo studio, abbiamo riscontrato una frequenza relativamente alta di deterioramento cognitivo diversi mesi dopo che i pazienti hanno contratto il COVID-19. I disturbi nel funzionamento esecutivo, nella velocità di elaborazione, nella fluidità delle categorie, nella codifica della memoria e nel ricordo erano predominanti tra i pazienti ospedalizzati.”
La ricerca è stata di per sé abbastanza semplice visto che sono stati fatti test cognitivi ad ex pazienti Covid-19. Il risultato è stato evidente e si potrebbe dire sicuro dal punto di vista scientifico. Anche la gravità in sé del deterioramento dipende da alcuni aspetti. I pazienti che sono stati ospedalizzati sono quelli che hanno mostrato un peggioramento maggiore mentre chi ha avuto una malattia più blanda di meno. Ora bisogna capire quando tutto questo può andare avanti e se c’è bisogno di attuare una strategia sanitaria.