Una colla sintetica che aderisce all’intestino tenue può essere la base di un trattamento per diversi problemi di salute, come l’intolleranza al lattosio, il diabete e l’obesità. L’intestino tenue assorbe i nutrienti dal cibo, ma non sempre funziona al massimo delle sue potenzialità. Ad esempio, potrebbe non produrre una quantità sufficiente di un enzima chiamato lattasi, necessario per digerire il lattosio.
Quindi, per aiutare a trattare questo e altri disturbi digestivi, un team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), negli Stati Uniti, ha sviluppato una colla sintetica in grado di rivestire l’intestino tenue e regolare l’assorbimento di vari nutrienti.
Un “cerotto” che viene “lavato via”
Questo rivestimento viene introdotto nel corpo umano attraverso una bevanda contenente sostanze chimiche che si uniscono quando trovano un certo enzima nell’intestino tenue. La sostanza risultante, chiamata polidopamina, è simile alla colla che le cozze usano per aggrapparsi alle rocce bagnate in riva al mare.
Nei test sui suini, gli scienziati hanno scoperto che potevano controllare l’assorbimento di diversi nutrienti nell’intestino tenue aggiungendo varie sostanze alla loro invenzione. Sono stati in grado, ad esempio, di aumentare la digestione del lattosio di 20 volte incorporando la lattasi nella loro colla sintetica.
Il team è anche riuscito a ridurre l’assorbimento del glucosio mescolando un tipo specifico di nanoparticelle in questo rivestimento, che potrebbe rappresentare un nuovo trattamento per malattie come il diabete e l’obesità.
Il rivestimento sintetico ha aderito all’intestino tenue per circa 24 ore prima di essere lavato via naturalmente dal corpo delle cavie. Ciò significa che la bevanda dovrebbe essere consumata quotidianamente per continuare ad avere risultati.
Non sono stati osservati effetti collaterali nei suini, ma saranno necessari ulteriori studi su altri animali, forse primati, prima che il team possa passare ai test sulle persone. “Prevediamo che i primi studi sull’uomo avverranno nei prossimi tre-cinque anni“, afferma il ricercatore Giovanni Traverso, uno degli autori dello studio pubblicato il 26 agosto sulla rivista scientifica Science Translational Medicine.