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Non tutti possono apprezzare la bellezza dell’arte astratta. L’incapacità di alcuni di interpretare le linee, le forme e i colori utilizzati sulla tela porta al disinteresse per il dipinto.

Tuttavia, l’arte astratta ha alcuni vantaggi per i suoi veri intenditori, vale a dire la capacità di cambiare letteralmente la nostra mentalità. Lo rivela un nuovo studio pubblicato questa settimana sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences.

Gli scienziati della Columbia University, negli Stati Uniti, hanno condotto tre esperimenti e si sono resi conto che l’arte astratta tende a evocare la “distanza psicologica”, ovvero un modo per rappresentare la distanza da noi di eventi o oggetti. Ad esempio, l’appuntamento di un medico domani è qualcosa di psicologicamente vicino, mentre un appuntamento tra sei mesi è psicologicamente distante.

L’arte astratta ha la capacità di cambiare il nostro stato cognitivo, allontanandosi dai dettagli concreti e avvicinandosi alle idee astratte. “Ciò significa che l’arte ha un effetto sul nostro stato cognitivo generale, che va oltre quanto ci piace, per cambiare il modo in cui guardiamo agli eventi e prendiamo decisioni“, ha spiegato la coautrice Daphna Shohamy.

Contrariamente a quanto accade quando guardiamo un’immagine realistica, quando ci godiamo un’immagine astratta, tendiamo a muovere i nostri occhi in modo più “globale” intorno al dipinto. Gli autori considerano questa una “strategia esplorativa” .

Sebbene studi precedenti ci abbiano dimostrato che possiamo elaborare l’arte astratta in modo diverso, questo nuovo articolo scientifico mostra che l’arte astratta può metterci in uno stato mentale completamente nuovo.

 

La ricerca

I ricercatori hanno chiesto aiuto a un gruppo di 840 volontari, che hanno osservato uno dei 21 diversi dipinti di quattro artisti dell’astrattismo: Chuck Close, Clyfford Still, Mark Rothko e Piet Mondrian. A loro volta, queste immagini sono state divise in tre categorie: immagini con un oggetto chiaramente definito; quadri con un oggetto più astratto, ma comunque definibile; e dipinti che erano puramente astratti.

Ai volontari è stato chiesto di interpretare il ruolo di critico d’arte. Gli si era data la possibilità di decidere se mettere l’opera in una mostra “domani” o “tra un anno” o di posizionarla in una galleria “qui vicino” o “in un altro Stato”. Queste misure di tempo e spazio avevano lo scopo di evocare la distanza psicologica che le persone ponevano tra se stesse e l’arte astratta, spiega Inverse.

I ricercatori hanno osservato che più l’opera d’arte era astratta, più la scelta ricadeva su un futuro distante e, soprattutto, in un altro Stato. Tenendo conto del gusto personale per la pittura, c’era una relazione tra distanza e astrazione.