Il Sudan ha appena criminalizzato le mutilazioni genitali femminili (MGF). La nuova norma consente al suo autore di essere punito con tre anni di carcere, una misura che secondo gli attivisti contro questa disumana tradizione segna l’inizio di una “nuova era” per i diritti delle donne nella succitata nazione africana.
Quasi nove donne e ragazze su 10 in Sudan, prevalentemente di fede musulmana, hanno subito mutilazioni genitali femminili, secondo i dati delle Nazioni Unite. La procedura, sebbene ci siano diversi tipi e modi di intraprenderla, generalmente comporta la rimozione parziale o totale dei genitali femminili e può essere accompagnata da una serie di problemi di salute che la vittima soffre, sia fisici che psicologici.
Una svolta epocale
Il governo sudanese ha approvato un emendamento alla sua legge penale il 22 aprile, affermando che chiunque esegua MGF all’interno di una struttura medica o altrove rischia tre anni di carcere e una multa. Tale punizione è ancora molto lontana dal quadro giuridico di altri Paesi. Nonostante ciò, i gruppi per i diritti delle donne hanno affermato che la punizione aiuterebbe a porre fine alle MGF, ma hanno avvertito che sarebbe difficile far cambiare idea nelle comunità che vedono la pratica tradizionale come necessaria per sposare le loro figlie.
“La prevalenza delle mutilazioni genitali femminili in Sudan è una delle più alte al mondo. Ora è il momento di utilizzare misure punitive per garantire che le ragazze siano protette da questa pratica tortuosa”, ha affermato Faiza Mohamed, direttrice regionale dell’Africa per il programma Equality Now.
I detrattori di questa tradizione disumana in Sudan temono che gli interventi ora avranno luogo in modo più clandestino e che gli agenti delle forze dell’ordine chiudano un occhio.
Avere una legge contro le mutilazioni genitali femminili è un importante deterrente, tuttavia il Sudan dovrà affrontare grandi sfide per far rispettare la legislazione. “Le comunità possono cercare modi per evitare il rilevamento, mentre i funzionari che credono in questa pratica possono aggirare la legge“, ha affermato Mohamed.
Circa 200 milioni di ragazze e donne in tutto il mondo hanno subito mutilazioni genitali femminili, praticate in almeno 27 Paesi e parti dell’Asia e del Medio Oriente. Le ragazze possono morire di infezioni o per dissanguamento, mentre le mutilazioni genitali femminili possono anche causare complicazioni fatali al momento del parto. In Sudan, oltre i tre quarti delle procedure sono eseguite da infermieri, ostetriche o altro personale medico.
In molti casi, la maggior parte dell’apertura vaginale viene cucita dopo la rimozione dei genitali esterni, una pratica nota come infibulazione che può portare a cisti, lesioni uretrali, rapporti dolorosi e incapacità di raggiungere l’orgasmo.