Uno dei dai che più sta preoccupando gli scienziati per quanto riguarda il surriscaldamento climatico è proprio l’aumento della temperatura degli oceani. In questo oltre ad essere un effetto del fenomeno al tempo stesso ne favorisce altri peggiorando di molto la situazione. In ogni caso una nuova ricerca ha voluto quantificare in un modo singolare questo aumento di temperatura. Il risultato è stato che il riscaldamento degli oceani negli ultimi 150 anni è stato l’equivalente dell’esplosione di una bomba atomica ogni secondo.
Al contrario di quello che si possa pensare il maggior aumento di temperatura delle acque è avvenuto in profondità, luoghi difficilmente raggiungili dalle strumentazione e quindi solo in questi anni si è potuto studiare meglio queste zone e raccogliere dati. L’avanzamento tecnologico non ha solo permesso di raggiungere questi luoghi, ma anche di andare più indietro nel tempo con le analisi fino ad arrivare al 1871; prima ci si fermava intorno agli anni ’50.
Un dato difficile da immaginare
Il calcolo delle bombe atomiche risulta particolare e anche difficile da prendere sul serio. Teoricamente il riscaldamento è parti all’esplosione di un ordigno della potenza di Little Boy, la bomba sganciata dagli Stati Uniti su Hiroshima il 6 agosto 1945. Col passare degli anni però le bombe al secondo sono diventate due e adesso siamo a tre.
Ecco una dichiarazione di Laure Zanna, una professoressa all’Università di Oxford che ha guidato questo ricerca: “Cerco di non fare questo tipo di calcolo, semplicemente perché lo trovo preoccupante. Di solito cerchiamo di confrontare il riscaldamento con l’uso di energia [umana], per renderlo meno spaventoso. Ma ovviamente, stiamo mettendo molta energia in eccesso nel sistema climatico e molti di questi finiscono nell’oceano. Non c’è dubbio.”