Una delle missioni spaziali più ambiziose della NASA ha raggiunto la sua destinazione: Marte. E’ appena ammartato Insight, la sonda la cui missione è esplorare il pianeta rosso del Sistema Solare, ma in modo sotterraneo. Cioè, andrà nelle “viscere” di Marte.
L’arrivo di InSight era previsto intorno alle 12:00, ora locale (le 21 da noi) e la NASA ha condiviso sul suo sito ufficiale un conto alla rovescia che è stato possibile seguire in tempo reale. Un emozionante arrivo che ha sciorinato secondo per secondo la distanza rimanente per eseguire la manovra di discesa sulla superficie marziana.
Un touchdown al cardiopalma che ha dipinto sui volti degli ingegneri del centro di controllo del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena tutta l’ansia di mesi e anni di lavoro. E, ad ammartaggio avvenuto, un’esplosione di gioia e soddisfazione alla quale era impossibile non partecipare.
La missione InSight
I dati raccolti da InSight Probe aiuteranno a capire cosa è nascosto sotto la superficie di Marte e perché ha perso il suo campo magnetico, che lo proteggeva dal vento solare. E’ proprio la perdita di questo campo magnetico che spiega la trasformazione di Marte da un pianeta caldo e umido (come la Terra) a un deserto freddo e inospitale (può accadere alla Terra?).
Si stima che 3.500 miliardi di anni fa sia stato congelato nel momento in cui il suo nucleo ha smesso di ruotare, rendendolo una perfetta reliquia planetaria che ora è nella reale e palpabile portata della nostra tecnologia. Gli scienziati atteso atteso fino alle 21.01 per ricevere il primo segnale inviato dalla sonda. Solo in quel momento è stato possibile essere sicuri che la sonda fosse intatta e ben stabilizzata sui suoi tre piedi.
InSight, immobile a differenza dei suoi “compagni”, i rover Curiosity e Opportunity, aveva bisogno di una superficie stabile e liscia per rimanere (e lavorare) per due anni. E trovare il posto giusto non è stato facile. “Scegliere un buon punto di atterraggio su Marte è molto simile alla scelta di una buona casa: riguarda la posizione”, ha spiegato Tom Hoffman, project manager di InSight presso JPL. “E per la prima volta, la valutazione di un sito di sbarco su Marte ha dovuto considerare cosa c’era sotto la superficie. Avevamo bisogno non solo di un luogo sicuro in cui atterrare, ma anche di uno spazio di lavoro che potesse essere penetrato fino a cinque metri“.