
Tra le onde del Mediterraneo orientale, verso la fine dell’Età del Bronzo, apparvero misteriosi invasori conosciuti come Popoli del Mare. Di loro non si conosce quasi nulla con certezza: nessuna lingua scritta, nessuna cultura materiale conservata, nessun documento lasciato da loro stessi.
Ciò che resta è una scia di distruzione, scolpita in bassorilievi egiziani e descritta in frammenti di tavolette cuneiformi. Secondo alcune ipotesi, i Popoli del Mare furono responsabili del crollo di civiltà avanzate come i Micenei, gli Ittiti, il regno di Ugarit e, in parte, anche dell’indebolimento dell’Egitto faraonico.
Il collasso dell’età del bronzo: un evento globale
Il periodo compreso tra il 1200 e il 1100 a.C. fu teatro di uno dei più grandi collassi della storia antica. In pochi decenni, interi sistemi politici, economici e culturali sparirono. Gli storici parlano di un effetto domino che coinvolse il Mediterraneo e il Medio Oriente.
Le cause del collasso sono tuttora dibattute. Tra le più accreditate:
- Cambiamenti climatici che portarono a carestie
- Epidemie devastanti
- Migrazioni e guerre su larga scala
- Una possibile “Guerra Mondiale Zero”, cioè una serie concatenata di conflitti.
Le prove: un tempio, un rilievo, un’iscrizione
L’unica testimonianza visiva diretta proviene dall’Egitto. Nel tempio funerario del faraone Ramses III, una scena scolpita mostra una battaglia navale contro un’armata composta da uomini con elmi piumati, armi e navi elaborate. Sono i Popoli del Mare. L’episodio è datato attorno al 1175 a.C.
Un’iscrizione accompagna la scena: elenca nomi tribali — Peleset, Thekel, Shekelesh, Denyen e Weshesh — e li collega a regioni come Sicilia, Sardegna, Cipro e Anatolia. Ma si tratta di etnografie ricostruite a posteriori, su basi spesso fragili.
Secondo il faraone, queste genti avevano già distrutto Hatti (Impero Ittita), Ugarit, Arzawa, Carchemish e altre città prima di attaccare l’Egitto. Ma furono infine respinte.
Vittoriosi, ma scomparsi
Alcune ipotesi suggeriscono che, dopo la sconfitta in Egitto, i Popoli del Mare si siano stabiliti in Palestina, diventando i Filistei menzionati nella Bibbia. Questa teoria è supportata da alcuni reperti archeologici, ma non c’è unanimità tra gli studiosi.
Anche se l’avanzata fu fermata, i danni erano già stati fatti: intere reti commerciali erano crollate, i grandi palazzi bruciati, le città abbandonate. L’Egitto stesso, pur sopravvivendo all’attacco, non si riprese mai pienamente. Il Nuovo Regno terminò circa un secolo dopo.
Popoli del Mare: mito o realtà?
Senza fonti dirette, è difficile capire chi fossero davvero. Alcuni storici avanzano l’ipotesi che si trattasse di:
- Coalizioni di profughi e guerrieri in fuga da carestie e guerre,
- Mercenari o ex-sudditi ribelli di imperi in crisi,
- Pirati organizzati, come una confederazione fluida.
Altri studiosi, più scettici, ritengono che i Popoli del Mare non siano mai esistiti come gruppo unitario, ma siano stati una costruzione propagandistica egizia per giustificare una crisi più ampia.
Una storia ancora sommersa
I Popoli del Mare rimangono uno dei grandi misteri della storia antica. Erano distruttori? Rifugiati? Un’invenzione storiografica? Forse un po’ di tutto questo. Ma il loro mito resiste da millenni, e finché nuove scoperte non emergeranno dal mare o dalla sabbia, il loro volto resterà senza nome.