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Il cambiamento climatico potrebbe non essere un problema esclusivo della Terra, ma una sfida che qualunque civiltà tecnologica avanzata potrebbe affrontare. Secondo uno studio condotto da Amedeo Balbi dell’Università di Roma Tor Vergata e Manasvi Lingam del Florida Institute of Technology, l’aumento delle temperature su scala planetaria potrebbe essere una conseguenza inevitabile della crescita esponenziale del consumo energetico.

Dal XIX secolo, l’aumento delle temperature terrestri è stato attribuito principalmente all’uso di combustibili fossili. Tuttavia, i ricercatori suggeriscono che l’effetto del calore di scarto prodotto dal consumo di energia potrebbe diventare significativo a lungo termine, non solo sulla Terra, ma su qualsiasi pianeta abitato da una civiltà tecnologica.

Questo concetto risale al lavoro del climatologo sovietico Mikhail I. Budyko, che nel 1969 evidenziò come l’energia utilizzata dall’uomo, trasformata in calore, potrebbe diventare comparabile all’energia ricevuta dal Sole entro 200 anni. Sebbene il calore di scarto oggi rappresenti una piccola parte del riscaldamento globale, le proiezioni a lungo termine suggeriscono che potrebbe diventare un fattore cruciale.

Un esempio di questo fenomeno è la sfera di Dyson, una struttura ipotetica che circonderebbe una stella per sfruttare tutta la sua energia. Questo tipo di megastrutture emetterebbe enormi quantità di calore di scarto rilevabile a livello cosmico, secondo Freeman Dyson.

Lo studio di Balbi e Lingam applica la Seconda Legge della Termodinamica per modellare quanto tempo impiegherebbe una civiltà avanzata a rendere inabitabile il proprio pianeta a causa del consumo energetico. Secondo i loro calcoli, la durata di vita massima di una civiltà tecnologica con una crescita esponenziale del consumo energetico potrebbe essere limitata a circa 1.000 anni.

Questa ricerca ha implicazioni per la ricerca di vita extraterrestre (SETI). Potrebbe spiegare, almeno in parte, il paradosso di Fermi: il motivo per cui non abbiamo ancora trovato tracce di civiltà avanzate nonostante l’immensità dell’universo. È possibile che molte civiltà siano finite in un vicolo cieco climatico, incapaci di gestire il calore generato dalle proprie attività tecnologiche.

Per quanto riguarda il futuro dell’umanità, lo studio suggerisce che rallentare la crescita energetica o spostare le infrastrutture tecnologiche fuori dal pianeta potrebbero essere soluzioni per evitare la stessa sorte. Anche per le civiltà aliene, potrebbero esistere soluzioni tecnologiche simili per contrastare il surriscaldamento planetario.

In definitiva, lo studio solleva questioni fondamentali sulla sostenibilità delle civiltà avanzate, umane o aliene, e pone l’attenzione sulla necessità di trovare soluzioni per gestire il consumo energetico in modo sostenibile.