
Mettersi le dita nel naso è sicuramente un qualcosa di disgustoso, ma oltre a questo, potrebbe essere addirittura pericoloso. Già uno studio in precedenza aveva evidenziato il rischio di questa pratica nello sviluppo di una condizione di demenza con l’avanzare dell’età. La spiegazione è particolarmente semplice legata innanzitutto a un danno del tessuto che a sua volta facilita il passaggio dei batteri verso il cervello. Il risultato, alla lunga, è un danneggiamento del tessuto e quindi un danno alle facoltà cognitive.
Un nuovo studio sull’argomento si è concentrato sul batterio Chlamydia pneumoniae, già conosciuto per la capacità di infettare gli uomini, e come il nome suggerisce responsabile soprattutto nel causare polmoniti. In un esperimento sui topi, si è visto come gli esemplari che avevano un danno al tessuto olfattivo facilità la risalita tramite il suddetto nervo del batterio verso il cervello.
Naso, dita e demenza
Le parole dei ricercatori: “Siamo i primi a dimostrare che la Chlamydia pneumoniae può risalire direttamente dal naso e raggiungere il cervello, dove può scatenare patologie simili alla malattia di Alzheimer. Abbiamo visto questo accadere in un modello murino e le prove sono potenzialmente preoccupanti anche per gli esseri umani. Una volta superati i 65 anni, il fattore di rischio aumenta notevolmente, ma stiamo prendendo in considerazione anche altre cause, perché non è solo l’età, ma anche l’esposizione ambientale.”
Un aspetto un po’ meno sconfortante di questa scoperta è che questo studio vale solo per i topi al momento. Non è chiaro quanto questo sia impattante dal punto di visto umano, o perlomeno se un eventuale rischio sia quantificabile.