
Un recente studio pubblicato su Nature Aging solleva la possibilità che l’umanità possa aver raggiunto un limite biologico per la longevità. Dopo decenni di estensione della vita media nei Paesi sviluppati, i ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno scoperto che il ritmo di crescita dell’aspettativa di vita si è notevolmente rallentato dal 1990 al 2019. Mentre il secolo scorso ha visto incrementi significativi, con una crescita media di tre anni per decennio, il tasso di miglioramento è sceso sensibilmente negli ultimi anni.
Lo studio rivela che nei Paesi avanzati, l’aspettativa di vita alla nascita potrebbe non superare mai gli 84 anni per gli uomini e i 90 anni per le donne, con solo una minoranza di individui destinata a raggiungere i 100 anni. Sebbene alcuni studiosi e futuristi, come Raymond Kurzweil, prevedano una longevità estrema, raggiungendo anche i 1.000 anni, questi nuovi dati riportano aspettative più contenute.
Jan Vijg, dell’Albert Einstein College of Medicine, sostiene che il rallentamento riflette un possibile limite biologico all’invecchiamento. Tuttavia, altri esperti, come Gerry McCartney dell’Università di Glasgow, attribuiscono questo rallentamento alle disuguaglianze sociali e ai tagli ai servizi sanitari. D’altro canto, Michael Rose dell’Università della California rimane ottimista, affermando che adeguati investimenti nella ricerca anti-invecchiamento potrebbero portare a nuovi progressi nella longevità.
Il responsabile dello studio, S. Jay Olshansky, vede comunque del positivo: “Dovremmo celebrare il fatto che possiamo vivere così a lungo,” afferma, sottolineando l’importanza della qualità della vita e del benessere rispetto alla pura durata dell’esistenza.