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Foto di Thom Holmes su Unsplash

Secondo un nuovo studio tedesco, una riduzione della temperatura corporea potrebbe contribuire ad una vita più longeva. Di fatto il freddo sembra poter avere un effetto benefico sulla salute a lungo termine. Prendendo spunto da malattie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson, che sono spesso causate dall’accumulo di proteine danneggiate, si può comprendere come la temperatura corporea influenza questo processo e quindi evitarlo.

I ricercatori hanno eseguito dei test su vermi del genere Caenorhabditis elegans e su colture di cellule umane in laboratorio. Il freddo, l’abbassamento della temperatura, ha portato all’eliminazione di accumuli di proteine che si verificano nelle malattie di SLA e di Huntington. Questo risultato è stato ottenuto grazie ad una classe di proteine chiamate proteasomi, le quali si impegnano a eliminare le proteine danneggiate.

 

Usare il freddo per garantire un lunga vita

Secondo il biologo David Vilchez dell’Università di Colonia, questi risultati della ricerca dimostrano come la regolazione del proteasoma sia stata influenzata dall’evoluzione, con implicazioni terapeutiche per l’invecchiamento e le malattie ad esso correlate. Sebbene ci sia ancora molto da scoprire riguardo alla relazione tra la temperatura corporea e l’invecchiamento, gli scienziati sperano che questa scoperta possa portare allo sviluppo di nuovi trattamenti per prevenire le malattie legate all’età e per vivere in modo più sano.

Le parole dei ricercatori: “Le temperature estremamente basse sono dannose, ma un moderato abbassamento della temperatura corporea può avere effetti benefici per l’organismo. Sebbene gli effetti sulla longevità della bassa temperatura siano stati segnalati più di un secolo fa, poco si sa su come il freddo influenzi la durata della vita e la salute. Presi insieme, questi risultati mostrano come nel corso dell’evoluzione il freddo abbia preservato la sua influenza sulla regolazione del proteasoma, con implicazioni terapeutiche per l’invecchiamento e le malattie associate all’invecchiamento.”