elettronica materiale ricordare
Foto di Michael Schwarzenberger da Pixabay

Un materiale che viene comunemente utilizzato in elettronica ha dato molte sorprese: il biossido di vanadio è in grado di ricordare per almeno 3 ore gli stimoli che riceve ed è in grado di reagire ai nuovi stimoli che verranno. Questa è una caratteristica davvero unica nel suo genere, che potrebbe renderlo utile anche in altri ambiti, come lo sviluppo e la produzione dei futuri neuroni artificiali.

Questo materiale cosi sorprendente è spesso usato in diversi settori e ciò lo rende sempre degna d’attenzione per chi vorrebbe utilizzarlo per nuove applicazioni. Proprio in un esperimento alcuni studenti ne hanno esaminato le sue caratteristiche isolanti quando è sottoposto ad alte temperature e a stimoli elettrici. Un fenomeno già conosciuto è la trasmissione della disposizione interna degli atomi.

 

Elettronica, un sorprendente materiale è in grado di ricordare

Tuttavia ripetendo più volte l’esperimento e calcolando i tempi in cui queste trasmissioni avvengono, il materiale sembra ricordare la prima transizione e anticipare quella successiva. Ovviamente nessun altro materiale è in grado di farlo. Una sorta di memoria dell’impulso elettrico ricevuto in precedenza permette al materiale di reagire in modo più veloce quando viene nuovamente stimolato. Questa nuova scoperta potrebbe essere un passo importante soprattutto nella microelettronica, in quanto materiali capaci di ricordare più a lungo e in modo più stabile agli impulsi elettrici, sono considerati di grandissima importanza ad esempio nel ridurre i consumi dell’energia chip e aumentare la velocità.

Un’ulteriore applicazione di questo materiale è nello sviluppo e produzione dei futuri neuroni artificiali, ispirati a quelli umani che potrebbero rivoluzionare il mondo dell’informatica. Questo materiale fu scoperto per la prima volta nel 1800 in un minerale del piombo, tanto che in un primo momento fu classificato come un sale e non come un elemento chimico. In natura il vanadio è presente nello 0,01% della crosta terrestre, ma non si trova nel suo stato puro. È presente in alcuni composti corrispondenti ai suoi stati d’ossidazione.

È diffuso in piccole quantità nelle rocce magmatiche, nel ferro e nel titanio, ma anche nel magnesio, petrolio e carbone. Secondo studi precedenti questo materiale è presente anche nel mondo vegetale e animale. In livelli molto elevati può portare ad una seria tossicità per l’uomo.

Foto di Michael Schwarzenberger da Pixabay