Covid-19 variante Omicron sintomo
Foto di Barbara Bonanno da Pixabay

Un esperto di salute ha avvertito la popolazione di prestare molta attenzione ad un nuovo sintomo del Covid-19 derivato dalle nuove sotto varianti Omicron, maggiormente durante la notte. Ciò è dovuto all’emergere di nuovi ceppi di Covid-19, inoltre i dati sulle nuove infezioni nel Regno Unito e non solo sono aumentati di quasi 800.000 in una settimana, con alcune parti del paese che si avvicinano ai livelli record visti durante la primavera.

Anche il numero di casi in ospedale sta sempre più aumentando e questo perché si sono presentate le nuove sotto varianti Omicron. Anche se ormai siamo abituati ai diversi sintomi evidenziati dalle precedenti varianti, questo sintomo è davvero strano: sudorazione notturna. La malattie potrebbe essere leggermente diversa poiché il virus continua a cambiare.

 

Covid-19, un nuovo sintomo dalla variante Omicron

C’è una certa immunità, con i linfociti T e così via, e quel mix di sistema immunitario e virus leggermente diverso potrebbe dare origine a una malattia leggermente diversa e la sudorazione notturna è una caratteristica. Si stima che un totale di 3,5 milioni di persone nelle famiglie private abbiano avuto il Covid-19, il 29% in più rispetto ai 2,7 milioni della settimana precedente. Questa è la stima più alta per le infezioni totali da metà aprile, ma è ancora al di sotto del record di 4,9 milioni visto al picco dell’ondata di Omicron BA.2 a fine marzo.

Le infezioni non mostrano segni di diminuzione, con tassi che si avvicinano ai livelli visti l’ultima volta a marzo al picco dell’onda BA.2. I tassi hanno continuato ad aumentare in tutto il Regno Unito e non solo e soprattutto tra tutti i gruppi di età. A tutte le persone di età superiore ai 50 anni verrà offerto un nuovo vaccino contro il Covid-19 questo autunno, per aumentare la protezione in vista di possibili ulteriori ondate di virus. Altri gruppi idonei per la dose includeranno operatori sanitari e sociali in prima linea e quelli di età compresa tra i 5 e i 49 anni in un gruppo a rischio clinico, comprese le donne in gravidanza.

Foto di Barbara Bonanno da Pixabay