
Ogni nuova variante del coronavirus ha sostanzialmente dimostrato di essere più efficace nel superare le difese fornite dai vaccini, anche se ovviamente le varianti che non sono state in grado di farlo sono state sconfitte e non se ne parla. La Omicron continua da dove abbiamo lasciato la Delta tanto che questi trattamenti stanno risultando meno validi, soprattutto Pfizer secondo nuovi studi.
Importante è specificare che si parla della capacità dei vaccini di bloccare la replicazione del virus nell’organismo mentre per quanto riguarda difendere l’organismo dai casi più gravi è diverso. Si è visto che la terza dose di Pfizer in realtà offre una difesa bassissima appena dopo 10 settimane dalla somministrazione e in generale le difese fornite non riescono a bloccare l’assalto alle cellule da parte del coronavirus.
Omicron e Pfizer
La protezione di Pfizer contro Omicron risulta essere del 60% dopo poco meno di un mese dalla somministrazione, quattro settimane nello specifico. Se si passa a dieci settimane, la protezione è del 35%. Poco meglio fa Moderna con un 45%. Ancora una volta invece è stato dimostrato come sfruttando l’eterologa, una dose di vaccino diversa rispetto alla precedente, la protezione si assesta al 70% anche dopo otto settimane.
Come detto poc’anzi, c’è da sottolineare che i vaccini funzionano. Come si sente dalle notizie che arrivano dagli ospedali, l’80% di chi si trova in terapia intensiva è non vaccinato, questo a fronte di una popolazione generale non vaccinata del 10% appena. I vaccini sono efficaci nel prevenire la compra dei sintomi più gravi e questo vale anche contro la variante Omicron.