La fibrillazione atriale è il tipo più comune di aritmia cardiaca; quest’ultima è un disturbo della frequenza o del ritmo cardiaco; durante questo disturbo potrebbero presentarsi tre condizioni possibili, dove il nostro cuore può battere troppo velocemente (tachicardia), troppo lentamente (bradicardia) oppure con un ritmo irregolare. Si diagnostica questa condizione quando le due cavità superiore del cuore (atri) si contraggono velocemente con un ritmo irregolare.
Durante la fibrillazione il sangue si accumula in queste cavità e non viene pompato bene nei ventricoli, perdendo la capacità di una corretta sincronia tra le camere del cuore. Alcune persone hanno sintomi come vertigini, mancanza di respiro, affaticamento, battito cardiaco o battito cardiaco accelerato che li avvertono del problema. Tuttavia il 90% di tutti gli episodi di questa condizione potrebbe non causare alcun sintomo. Inoltre può portare ad un rischio maggiore di infarto.
Fibrillazione atriale, cosa dobbiamo sapere su questa condizione?
Alcuni pazienti affetti da questa condizione presentano dolori al torace e insufficienza cardiaca, soprattutto quando il nostro cuore batte molto velocemente. Può essere una situazione sporadica, ma può diventare un problema cronico davvero serio. Nel nostro Paese la fibrillazione atriale interessa oltre un milione di persone, soprattutto le popolazioni di anziani, in linea con gli altri paesi occidentali. Per capire meglio le cause della fibrillazione atriale è utile esaminare brevemente il funzionamento del sistema elettrico interno del cuore.
Ogni volta che il cuore batte, un impulso elettrico parte dalla sommità dell’organo per raggiungere la parte inferiore. Il passaggio dell’impulso fa contrarre il muscolo cardiaco e quindi il cuore pompa il sangue nell’organismo. Gli impulsi elettrici hanno origine in un gruppo specifico di cellule, detto nodo senoatriale. Quest’ultimo si trova nell’atrio destro. In un cuore sano di una persona adulta il nodo senoatriale emette un impulso per far iniziare un nuovo battito da 60 a 100 volte al minuto. Partendo proprio da questo, l’impulso elettrico attraversa l’atrio destro e poi quello sinistro, li fa contrarre e il sangue arriva nei ventricoli.
L’impulso elettrico, poi, raggiunge il nodo atrioventricolare, che si trova tra gli atri e i ventricoli. Qui rallenta leggermente, dando il tempo ai ventricoli di finire di riempirsi di sangue. infine, lascia il nodo atrioventricolare e raggiunge i ventricoli, facendoli contrarre e pompare il sangue nei polmoni e nel resto dell’organismo. I ventricoli si rilassano e il processo che causa il battito cardiaco ricomincia dal nodo senoatriale. Nei pazienti con questa condizione l’impulso non parte da dove lo fa normalmente, ma da un’altra parte. Non riescono a percorrere normalmente i tessuti e si diffondono negli atri in modo veloce e disorganizzato. Gli atri, quindi, iniziano a fibrillare. Durante la fibrillazione il sangue non viene pompato bene nei ventricoli, inoltre la quantità di sangue pompata dai ventricoli nel resto del corpo è basata sui battiti degli atri, la cui frequenza è irregolare.
Probabile rischio d’infarto e non solo
L’organismo riceve piccole quantità di sangue intervallate, di tanto in tanto, da quantità maggiori. La quantità di sangue dipende da quanto ne riesce a passare dagli atri ai ventricoli ad ogni battito. La maggior parte dei sintomi quindi è collegata al modo in cui il nostro cuore batte; quando il cuore rallenta, grazie anche ai farmaci, i sintomi diminuiscono. In letteratura è possibile reperire studi che indagano anche il ruolo di ansia, depressione e stress nella genesi della fibrillazione atriale, ma è importante distinguere le palpitazioni non complicate da patologie del battito.
Ad oggi si ritiene infatti che questi malesseri possono peggiorare i sintomi della fibrillazione atriale, ma non è ancora chiaro se possano essere la reale causa scatenante. È invece più chiaro il legame nel verso opposto, ossia i pazienti a cui sia stata diagnosticata la fibrillazione hanno maggiori probabilità di sviluppare depressione o ansia perché la condizione influisce sensibilmente sulla qualità della vita. Tutti i tipi di fibrillazione atriale possono far aumentare il rischio di ictus. Anche se non si avverte alcun sintomo, il rischio di avere un ictus è cinque volte maggiore rispetto a chi non soffre di fibrillazione atriale. In caso di sintomi compatibili con la fibrillazione atriale si raccomanda di contattare il medico, per la conferma della diagnosi. Se invece si parla di dolore al petto o altri sintomi compatibili con un infarto o con un ictus allertare i soccorsi immediatamente.
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