
Un team di ricercatori ha usato suoni e luci scintillanti per curare i topi con il morbo di Alzheimer, con alcuni risultati positivi. Ora gli scienziati hanno testato lo stesso trattamento sugli esseri umani, ottenendo ancora una volta risultati incoraggianti. L’autrice principale dello studio, Annabelle Singer, sottolinea che i risultati sono stati eccellenti, persino migliori del previsto. Lo studio è stato pubblicato a maggio sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Translational Research & Clinical Interventions.
Le luci scintillanti stimolano le onde gamma, manipolando l’attività neurale, reclutando il sistema immunitario del cervello ed eliminando gli agenti patogeni. In questo modo, il trattamento può fermare con successo la lotta contro l’Alzheimer.
La ricerca
Questa è stata la prima volta che Singer e il suo team sono stati in grado di testare la stimolazione sensoriale gamma per un lungo periodo di tempo. I dieci pazienti che hanno partecipato allo studio sono stati divisi in due gruppi. Nella prima, sono stati esposti a luce e suono a 40 hertz, un’ora al giorno per otto settimane. Nel secondo gruppo, il periodo era di quattro settimane dopo un inizio tardivo.
Non solo la luce e il suono erano tollerabili, ma hanno suscitato una risposta positiva dal cervello dei pazienti. Come previsto dagli autori, l’attività cerebrale, le onde gamma, era sincronizzata con la stimolazione esterna. Le onde gamma sono associate a funzioni cognitive di alto livello come la percezione e la memoria.
Alcuni partecipanti hanno riferito di ronzio nelle orecchie, mal di testa e lieve disagio che potrebbero essere stati capogiri legati alla luce. Ma come regola generale, Singer afferma che il profilo di sicurezza del dispositivo era eccellente. “Stiamo ottenendo un coinvolgimento immunitario negli esseri umani“, afferma Singer. Il trattamento ha innescato l’attività delle citochine, proteine utilizzate nella segnalazione cellulare, un segnale che la scintillazione ha attivato il sistema immunitario del cervello.
I ricercatori si sono chiesti se ulteriori test sugli esseri umani avrebbero fatto la differenza. Ad esempio, potrebbe verificarsi una ridotta attività amiloide? “Finora, questo è molto preliminare e non siamo nemmeno vicini a trarre conclusioni sui benefici clinici di questo trattamento“, ha affermato James Lah. “Ma ora abbiamo alcuni ottimi argomenti per uno studio più ampio e più lungo con più persone“.
Lo studio arriva in un momento in cui la Food and Drug Administration, l’ente regolatore statunitense per alimenti e farmaci, ha approvato, per la prima volta dal 2003, un nuovo farmaco per curare l’Alzheimer, che sembra essere efficace. Il farmaco, Aduhelm, che secondo la FDA è il “primo trattamento mirato alla fisiopatologia sottostante dell’Alzheimer“, rileva le placche di beta-amiloide nel cervello, rimuove queste placche e rallenta la progressione della malattia. Gli effetti benefici non sono ancora del tutto noti, ma i risultati del test sono promettenti.