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Le persone alte più di un metro e ottanta hanno un rischio maggiore di contrarre il nuovo coronavirus, secondo uno studio condotto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Non è una questione di biologia. In questione è la trasmissione del virus attraverso l’aria.

La principale conclusione di questo studio pubblicato dall’Università di Manchester, nel Regno Unito, è che il Covid-19 può essere trasmesso attraverso l’aria, attraverso i cosiddetti aerosol. L’altezza non sarebbe un fattore importante se la trasmissione fosse data solo dalle goccioline, come riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

 

Lo studio

Questo nuovo studio si basava su un sondaggio di 2.000 persone nel Regno Unito e negli Stati Uniti (1.000 in ciascun Paese), di cui 339 alte oltre 1,82 metri, per capire se le caratteristiche personali o le abitudini quotidiane a casa e al lavoro avrebbero potuto influenzare la trasmissione del virus.

I partecipanti dovevano rispondere a domande sul loro lavoro, sul loro reddito, sul modo in cui raggiungono al lavoro, se vivono da soli o con altre persone e se vengono spesso con gli altri o no. I risultati del sondaggio sono stati quindi analizzati da data scientist di Regno Unito, Norvegia e Stati Uniti, guidati da esperti dell’Università di Oxford.

Le conclusioni, che saranno ancora soggette a revisione scientifica prima della pubblicazione dello studio, sottolineano che le persone più alte hanno maggiori probabilità di essere contagiate. Nel Regno Unito, tale rischio è “doppio”, rispetto alle persone sotto 1,82 metri. La probabilità è leggermente inferiore negli Stati Uniti, ma molto alta per le donne che “più di nove volte” avevano probabilità di contrarre il virus.

Gli scienziati non forniscono spiegazioni per la divergenza dei dati tra gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma sottolineano che non è in gioco un problema biologico.

Per gli scienziati, è semplicemente il fatto che il coronavirus viene trasmesso attraverso l’aria attraverso i cosiddetti aerosol. Questo tipo di contagio è considerato “materialmente significativo” dagli autori dello studio.

Il professor Evan Kontopantelis, dell’Università di Manchester, sostiene che altri studi hanno già suggerito la trasmissione via etere, ma sottolinea che “il metodo di conferma” utilizzato in questa ricerca, a cui ha partecipato, “è nuovo“.

L’OMS ha ammesso, all’inizio di luglio, che il nuovo coronavirus viene trasmesso per via aerea dopo essere stato avvisato di questa realtà da un gruppo di 239 specialisti. Questi nuovi dati suggeriscono che il modo in cui la maggior parte dei Paesi sta combattendo la pandemia potrebbe essere sbagliato, sottolineando l’importanza di indossare mascherine.

Sebbene la distanza sociale sia ancora importante, poiché è probabile che si verifichi ancora la trasmissione di goccioline, [lo studio] suggerisce che l’uso delle mascherine può essere altrettanto – se non più – efficace nella prevenzione“, afferma Kontopantelis, sottolineando che “anche la purificazione dell’aria negli spazi interni dovrebbe essere ulteriormente esplorata“.

Questo nuovo studio conclude inoltre che anche “usare una cucina o un alloggio condiviso” è “un fattore significativo” nella trasmissione del coronavirus ma soprattutto negli Stati Uniti, “dove le possibilità sono 3,5 volte maggiori“.