Nel corso di quest’ultima settimana, un gruppo di ricerca belga-olandese ha pubblicato un rapporto in cui consiglia ai corridori e ai ciclisti di dover prestare particolarmente attenzione alle persone che incrociano per strada, avvertendoli che le goccioline respiratorie potrebbero potenzialmente diffondere il nuovo Covid-19. Lo studio ha guadagnato terreno dopo che uno dei ricercatori, Bert Blocken, professore di ingegneria civile all‘Università tecnologica di Eindhoven, ha rilasciato un’intervista a un giornale belga twittando i loro risultati.
Il team del professor Blocken ha pubblicato un riassunto iniziale sulla pagina web del laboratorio universitario e successivamente ha pubblicato lo studio integrale sullo stesso sito. Nel frattempo, un utente di nome Jurgen Thoelen ha amplificato l’attenzione sul team pubblicando una panoramica delle loro conclusioni e sollecitando corridori e ciclisti a mantenere le distanze. Il post ha attirato l’attenzione anche dei giornali che hanno iniziato a interessarsi allo studio.
Blocken ha affermato di aver deciso di trasmettere le sue scoperte prima sui social media che nelle interviste perché pensava che fossero importanti per la salute pubblica. Infatti nel loro primo rapporto auto-pubblicato, il team ha definito il loro lavoro un “modesto contributo per aiutare nella lotta mondiale contro Covid-19”.
A livello locale, la storia ha fatto preoccupare molto e ha scatenato un enorme dibattito sul funzionamento dei servizi che la città offre. L’intenzione di Blocken era quella di spingere le persone a essere più consapevoli, rimanendo oltre 1 metro e mezzo di distanza.
Di cosa parla nello specifico lo studio di Blocken?
Per questo studio, i ricercatori hanno effettuato misurazioni del flusso d’aria attraverso tre velocità: camminata regolare, corsa veloce e un andamento moderato per i ciclisti. Quindi hanno combinato i dati con studi esistenti su come le goccioline respiratorie si diffondono durante l’esercizio. È importante notare che il loro studio non tenta di stimare il rischio di infezione, ma descrive solo l’aerodinamica delle particelle respiratorie. Lo studio ha affermato bisogna stare lontani almeno 1 metro e mezzo l’uno dall’altro per evitare di inalare goccioline o farle atterrare sul proprio corpo.
Lo studio di Blocken è incentrato non tanto sulla traiettoria delle goccioline, ma soprattutto se quest’ultime possano trasmettere il Covid-19. In questo momento, sappiamo che il Coronavirus viene trasmesso da persona a persona quando qualcuno tossisce o starnutisce, o quando si interagisce con una persona contagiata. Il periodo di tempo in cui i virus possono sopravvivere al di fuori del corpo dipende dalla superficie. Inoltre, non è chiaro quale quantità o densità di particelle virali siano necessarie per infettare qualcuno.
Si sa che la densità delle particelle, o carica virale, gioca un ruolo importante; gli spazi interni affollati portano un carico virale maggiore rispetto agli spazi esterni aperti. Finora non ci sono studi pubblicati sulla diffusione del nuovo Coronavirus da una persona all’altra in ambienti esterni.
Cosa dicono gli esperti?
Linsey Marr, esperta in malattie virali, afferma che è ancora tutto da verificare: “Dobbiamo tenere a mente che non sappiamo quanto sia grande una particella, quanto virus contenga e se possa ancora infettare gli altri”.
Marr ha scritto inoltre di non essere turbata dal fatto che i ricercatori abbiano deciso di pubblicizzare il loro lavoro attraverso i media invece che presentando lo studio a una rivista scientifica: “Data la situazione in cui ci troviamo, penso che sia giusto che i ricercatori abbiano condiviso i risultati perché potrebbero essere immediatamente utili”.
Non tutti igli esperti del mestiere vanno d’accordo con lo studio di Blocken. Infatti alcuni sostengono che se si diffonde attraverso chiazze più grandi o “goccioline” che vengono tossite, starnutite o espirate, cadranno rapidamente a terra; altri sostengono che se si diffonde attraverso “aerosol” può rimanere molto più a lungo, creando un rischio di infezione più elevato. Alcuni dicono che non esiste una chiara divisione tra le due categorie.