Cosa succederebbe se, improvvisamente, una città perduta fosse costretta a riscrivere la storia della civiltà? Questo è esattamente ciò che sta accadendo nelle rovine di Shimao. Più gli archeologi indagano, più sono convinti che sia lì, e non nelle pianure centrali del Paese, che sia nata la civiltà cinese, una delle più antiche con esistenza continua. E molto prima di quanto si pensasse.
Un gruppo di ricercatori, guidati da Li jaang dell’Università di Zhengzhou, sostiene che Shimao era una civiltà vibrante. La città perduta, scoperta dagli archeologi nel 1976, ha 4.300 anni ed è cresciuta intorno a una piramide alta 70 metri e con una base di 24 ettari. La città, in totale, si espanderebbe per 400 ettari, cioè quattro chilometri quadrati.
Cosa era Shimao
Per molto tempo si è creduto che le rovine di Shimao facessero parte della costruzione della Grande Muraglia Cinese, che si trova nelle vicinanze, e che fosse solo un piccolo insediamento neolitico. Nel corso degli anni, le nuove scoperte sono state in contrasto con questa teoria ed è stato già nel 2012 che i ricercatori sono riusciti a calcolare la dimensione effettiva della città che sarebbe stata abbandonata 300 anni dopo la sua costruzione.
Ora, la scoperta della grande piramide, e tutti i dettagli che lei nascondeva, rivelano che la storia è ben diversa e Shimao – il nome con cui gli archeologi identificano la città perduta – è probabilmente una delle più antiche e più grandi città del passato.
La piramide, circondata da muri in pietra, si sviluppa lungo 11 diversi livelli, tutti rivestiti nello stesso materiale e decorati con simboli antropomaici. Sulla base di questi due dettagli, gli archeologi sono giunti a due conclusioni: la città ha bisogno di difendersi dagli invasori e le decorazioni hanno un forte significato religioso. “Queste figure possono servire ad adornare la piramide conferendole uno speciale potere religioso, rafforzando ulteriormente l’impatto visivo che genera in coloro che la vedono“, argomentano nell’articolo che riporta lo studio.
Visibile a grande distanza, il team guidato da Li jaang ritiene che la piramide “era una costante e un travolgente richiamo per la gente di potere delle élite di Shimao”, essendo un vero esempio di “piramide sociale”, in cui l’aristocrazia viveva in cima.