
Un nuovo e promettente strumento diagnostico sviluppato alla Duke University ha messo in luce un modo completamente innovativo di prevedere il rischio di demenza, basandosi non sull’età anagrafica, ma su quella biologica del cervello. E lo fa decenni prima che si manifestino i sintomi.
Questo strumento, chiamato DunedinPACE NeuroImaging (DunedinPACNI), utilizza una singola risonanza magnetica per leggere l’equivalente di un “orologio nascosto” all’interno del nostro cervello, capace di stimare quanto velocemente stiamo invecchiando davvero.
Un test a 45 anni per conoscere il futuro del cervello
Il DunedinPACNI è stato testato su 860 individui di 45 anni, le cui immagini cerebrali sono state analizzate per determinare un punteggio di invecchiamento cerebrale. Questo punteggio si è rivelato un predittore estremamente efficace del rischio di sviluppare demenza in età avanzata.
Successivamente, lo strumento è stato validato su altri 624 soggetti di età compresa tra 52 e 89 anni, coinvolti in uno studio sul rischio di Alzheimer. Chi mostrava un invecchiamento cerebrale accelerato aveva il 60% di probabilità in più di sviluppare demenza.
Una nuova prospettiva sul tempo che scorre
Come ha spiegato il professor Ahmad Hariri, autore dello studio pubblicato su Nature Aging, “il modo in cui invecchiamo è molto diverso dal semplice numero di compleanni che abbiamo celebrato”. Ciò che conta è la velocità con cui il cervello cambia e accumula segni di usura nel tempo.
Grazie a un solo esame di risonanza, questo nuovo metodo riesce a captare modifiche strutturali minime ma significative, che possono passare inosservate nei controlli tradizionali, ma che indicano un rischio crescente di malattie neurodegenerative.
Uno strumento utile anche per la prevenzione
Oltre a individuare i soggetti più a rischio, lo strumento potrà essere utilizzato per monitorare gli effetti di interventi preventivi, come modifiche dello stile di vita o terapie farmacologiche.
Gli esperti sottolineano anche che parte dell’invecchiamento cerebrale può essere attribuito a fattori ambientali e generazionali, come l’esposizione al piombo, al fumo o allo stress cronico. Capire meglio questi elementi potrà aprire la strada a politiche di prevenzione più efficaci e personalizzate.
Verso una diagnosi precoce per l’Alzheimer
In un’epoca in cui le diagnosi di Alzheimer sono spesso tardive e le terapie ancora limitate, strumenti come il DunedinPACNI offrono una speranza concreta di intervenire prima, quando le opzioni terapeutiche possono fare davvero la differenza.
Prevedere la demenza prima che compaiano i sintomi è un traguardo fondamentale: significa guadagnare anni di autonomia, lucidità e qualità della vita per milioni di persone. E forse, un giorno, riuscire davvero a rallentare — o fermare — l’orologio nascosto del cervello.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay