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Foto di Vidar Nordli-Mathisen su Unsplash

In termini assoluti, i casi di demenza in tutto il mondo sono in forte aumento. Nel 2021 sono 57 milioni i casi diagnosticati con condizioni simili e si prevede che tra venticinque anni, si parlerà di 153 milioni di casi. Tutto questo però legato a una popolazione globale sempre più anziani e secondo nuovi studi i più giovani sembrano risultare meno suscettibili a un destino del genere affrontando meno rischi.

Lo studio australiano è osservazionale trasversale ovvero sfrutta i dati raccolti da diverse regioni del mondo, soprattutto Stati Uniti ed Europa. I dati parlano di una fascia di popolazione nata tra il 1890 e il 1913 che ha un tasso di incidenza del 25,1% mentre quelli nati tra il 1939 e il 1943 scendono al 15,5%. Dati particolari, ma che al tempo stesso potrebbero non considerare altro.

 

Demenza nelle nuove generazioni

Da un lato le nove generazioni potrebbero essere meno propense a sviluppare forme di demenza a causa del miglioramento in termini di sanità e al tempo stesso il divieto di utilizzo di determinate sostanze pericolose. Al tempo stesso, potrebbero essere più esposte ad altri tipi di degenerazione delle facoltà cognitive dovute a strumenti elettronici come gli smartphone che portano a comportamenti non salubri.

Le parole dei ricercatori: “Le coorti di nascita nate più recentemente avevano meno probabilità di sviluppare demenza in tutte e tre le regioni, sebbene a tassi diversi. Questa tendenza decrescente è stata più pronunciata tra le donne che tra gli uomini. Lo studio ha importanti implicazioni per la pianificazione sanitaria, le politiche di assistenza a lungo termine e il fabbisogno di personale nelle popolazioni che invecchiano.”