Hai già completato la lista dei regali di Natale? Che tu sia tra coloro che hanno già tutto incartato o che tu stia per affrontare la frenesia dell’ultimo minuto la vigilia di Natale, il gesto di scambiarsi doni rimane una tradizione curiosa e centrale nella vita umana.
Durante la ricerca per il suo libro, incentrato su come l’umanità sia stata plasmata dagli strumenti e dalla tecnologia negli ultimi 3 milioni di anni, il professore di antropologia Chip Colwell è rimasto affascinato dall’atto di dare. Perché mai le persone dovrebbero donare qualcosa di prezioso o utile che potrebbero tenere per sé?
Questa domanda, seppur apparentemente semplice, racchiude un potere e una complessità che affondano le radici nelle antiche pratiche umane e sono presenti in tutte le culture conosciute.
L’Enigma del dono: un’analisi antropologica
Indubbiamente, i regali servono a molteplici scopi. Alcuni psicologi hanno notato il “luccichio negli occhi” – un piacere intrinseco – associato all’atto di donare. I teologi hanno sottolineato come l’offerta di doni esprima valori morali in diverse fedi, quali amore, gentilezza e gratitudine. Filosofi illustri, da Seneca a Friedrich Nietzsche, hanno considerato il dono come la suprema dimostrazione di altruismo.
Non sorprende, dunque, che il dono giochi un ruolo centrale in celebrazioni come Hanukkah, Natale, Kwanzaa e molte altre festività natalizie. Alcuni arrivano persino a considerare il Black Friday, il caotico giorno degli affari nel periodo natalizio, come una sorta di festa a sé stante.
Marcel Mauss e la chiave dell’antropologia del dono
Tuttavia, la spiegazione più convincente di questo antico rituale ci giunge dal 1925, grazie all’antropologo francese Marcel Mauss. Mauss fu affascinato dalle società in cui i doni venivano scambiati in maniere straordinarie. Ad esempio, tra le popolazioni indigene della costa nordoccidentale del Canada e degli Stati Uniti, si svolgevano cerimonie di potlatch, durante le quali ospiti donavano generose quantità di articoli.
Il potere del dono, secondo Mauss, si manifesta attraverso tre fasi interconnesse ma indissolubilmente collegate: dare, ricevere e restituire.
Il dono iniziale stabilisce le virtù del donatore, esprimendo generosità, gentilezza e onore. Ricevere il dono dimostra la volontà di essere onorati, permettendo al destinatario di mostrare la propria generosità accettando l’offerta. Infine, la reciprocità, la restituzione del dono, è il passo finale che rende unici i regali, poiché costruisce e sostiene le relazioni.
Doni di qualità e il consumismo moderno
Le idee di Mauss, anche se formulate quasi un secolo fa, non promuovono il consumismo sfrenato. Al contrario, suggeriscono che quanto più significativo e personale è il dono, tanto maggiore è il rispetto e l’onore dimostrati.
In un’epoca in cui molti soffrono non della mancanza, ma dell’eccesso di regali, la riflessione di Mauss è più attuale che mai. Secondo Gallup, l’acquirente americano medio prevede di spendere nel 2023 circa 975 dollari in regali, il livello più alto registrato dall’inizio dei sondaggi nel 1999.
Tuttavia, molti di questi doni finiranno per essere indesiderati, contribuendo a uno spreco stimato in oltre 15 miliardi di dollari durante le festività natalizie del 2019 negli Stati Uniti. Questo dato, insieme alle previsioni di aumento delle spese per le vacanze in diverse parti del mondo, solleva importanti domande sulla nostra attuale pratica del donare.
Mentre le moderne festività natalizie possono spesso degenerare in un’eccessiva consumazione, riflettere sulla teoria del dono di Mauss potrebbe essere la chiave per rendere i nostri regali più significativi. Un dono premuroso, che esprime valori personali e contribuisce al rafforzamento delle relazioni, ha maggiori probabilità di essere apprezzato e meno propenso a finire inutilmente nella spazzatura.
Perciò, quest’anno, consideriamo di dare doni che vanno al di là del mero oggetto, trasmettendo significato e promuovendo legami più profondi.