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Nelle abissali profondità della Fossa delle Marianne, situata nell’Oceano Pacifico e conosciuta come la formazione geologica sottomarina più profonda al mondo, un team di ricercatori provenienti dalla China Oceanic University ha effettuato una scoperta straordinaria. Hanno rinvenuto un virus precedentemente sconosciuto, denominato vB_HmeY_H4907, all’interno di campioni di sedimenti prelevati da una profondità incredibile di oltre 8.900 metri. Questo risultato rappresenta un’assoluta novità, dato che mai prima d’ora un virus era stato individuato a tali profondità oceaniche.

Questa scoperta getta nuova luce sulla nostra comprensione di come i virus si adattino agli ambienti ostili e può fornire preziosi contributi alla nostra conoscenza, ancora incompleta, della biodiversità microbica globale.

Il team di ricerca, guidato dal virologo marino Min Wang, è specializzato nello studio di ambienti estremi, considerati potenziali focolai di nuovi virus. Wang ha dichiarato: “Gli ambienti estremi sono luoghi ideali per scoprire nuovi virus.

Il virus appena scoperto è un batteriofago, ovvero un virus che si nutre di batteri, in particolare della famiglia Halomonas, che sopravvive solo in ambienti ad elevata salinità. Gli scienziati ritengono che sia probabile che questo tipo di virus possa essere presente in altre regioni delle acque profonde di tutto il mondo.

Un aspetto rassicurante è che il vB_HmeY_H4907 non rappresenta una minaccia per gli esseri umani. Questo virus appartiene alla categoria degli organismi lisogeni, il che significa che si replica all’interno dei batteri ospiti senza ucciderli.

Utilizzando tecniche metagenomiche, i ricercatori sono stati in grado di isolare e ricostruire il virus. Questa scoperta rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dell’evoluzione dei virus e può fornire indicazioni cruciali su come questi microrganismi si sviluppano e prosperano in ambienti inizialmente ostili. Da notare che, nonostante i progressi nella scienza, ancora il 99% della biodiversità microbica del nostro pianeta rimane inesplorato.

Wang ha sottolineato l’importanza di comprendere come i virus si adattino a condizioni così estreme, sottolineando che ciò potrebbe aprire la strada a significativi progressi scientifici. Questa scoperta potrebbe persino offrire nuovi approcci per il trattamento di malattie e infezioni batteriche, oltre a trovare applicazioni nella biotecnologia.

I ricercatori insistono sulla necessità di condurre ulteriori studi sulla vita microbica negli ambienti estremi come la Fossa delle Marianne. Questi microrganismi potrebbero detenere risposte fondamentali su vari aspetti della vita e dell’evoluzione.

La Fossa delle Marianne, a causa della sua straordinaria profondità, rimane in gran parte inesplorata. Le condizioni estreme, caratterizzate da elevate pressioni e basse temperature, rendono la ricerca scientifica in questa regione estremamente impegnativa. Tuttavia, le spedizioni che sono state effettuate finora hanno svelato una sorprendente biodiversità, comprendente diverse specie ancora sconosciute alla scienza.

La ricerca nella Fossa delle Marianne riveste una rilevanza fondamentale per la nostra comprensione della geologia terrestre e della biologia degli ecosistemi profondi. Inoltre, questa area è di vitale importanza per lo studio dei cambiamenti climatici, poiché i sedimenti accumulati potrebbero contenere preziose informazioni sulla storia climatica del nostro pianeta.